Svelati i primi titoli di Panorama 2015, la sezione della Berlinale (5-15 febbraio 2015) dedicata alle novità delle produzioni indipendenti e Art-house: si tratta di undici opere di finzione e di sette documentari che danno già un'idea dei principali attori geopolitici e dei nodi tematici che caratterizzeranno questa edizione.
L'Estremo Oriente si ritaglierà un ruolo di primo piano con le opere di rinomati registi da Taiwan e Sud Corea che riflettono sulla storia moderna e sui traumi collettivi dei rispettivi paesi: con Paradise in Service, il cineasta taiwanese Doze Niu Chen-Zer apre un capitolo oscuro nella storia dell'est asiatico, l'apertura di numerose case d'appuntamento per i soldati impegnati nella battaglia contro Mao. Le ripercussioni della guerra coreana e il loro impatto sul presente sono invece al centro dell'epico Ode to My Father di JK Youn, filmaker e produttore sudcoreano di grande successo (suo era Haeundae, capace nel 2009 di staccare 10 milioni di biglietti nel proprio paese).

Nutrita anche la compagine statunitense: dopo Henry Fool and Fay Grim (Panorama 2007), il regista di culto Hal Hartley, figura iconica tra gli indipendenti americani, conclude la sua trilogia con Ned Rifle. Insolito il debutto autoriale di Justin Kelly con I Am Michael, co-prodotto da Gus Van Sant. Il film, che attraversa un decennio tra gli anni '80 e '90, ha per protagonista James Franco nel ruolo di un attivista gay che prova a diventare etero. Sempre negli anni '80 è ambientato un altro titolo della selezione, 54 – The Director's Cut, ovvero la versione senza tagli del celebre film diretto nel 1998 da Mark Christopher, Studio 54, e dedicato al celebre nightclub di New York. Tornano poi a Berlino-Panorama, dove nel 2009 avevano vinto il Panorama Audience Award, i The Yes Men, il collettivo satirico creato da Jacques Servin e Igor Vamos: presentano stavolta The Yes Men Are Revolting e prendono di mira la Shell.
Raoul Peck porterà invece il suo ultimo lavoro, una co-produzione Haiti-Francia-Norvegia dal titolo Murder in Pacot (con sceneggiatura di Pascal Bonitzer), un film di denuncia sulla situazione sociale nel paese haitiano dopo il terremoto di Port-au-Prince. Un solo titolo al momento dall'America Latina (prodotto da Uruguay, Cile e Nicaragua), The New Man di Aldo Garay, sulla battaglia che Tupamaros e Sandinisti hanno combattuto contro le dittature militari nei rispettivi paesi (Uruguay e Nicaragua). Fa capolino in The New Man il tema dell'abuso sui minori, al centro anche delle opere provenienti da Austria (The Last Summer of the Rich di Peter Kern), Svizzera (Dora or the Sexual Neuroses of Our Parents di Stina Werenfels), Canada (Chorus di Francois Delisle) e Repubblica Ceca (Daniel's World di Veronika Liskova).
Il film norvegese Out of Nature di Ole Giæver e Marte Vold è invece la parabola esistenziale su un uomo alla ricerca di un proprio posto nel mondo. Protagonista un giovane padre che ha bisogno di un break dalle responsabilità familiari e decide di ritirarsi sulle montagne per ripensare se stesso e i propri obiettivi di vita.
Nello svedese Dyke Hard di Bitte Anderson, ritroviamo tutti gli elementi che rendono divertente certa produzione indie: si tratta di un musical buffo, post-punk-lesbo-rock-‘n'-roll, un autentico esempio di cinema underground. Altri cinque titoli (oltre a The New Man, The Yes Men e Daniel's World) sono stati già confermati per Panorama Documentari: B-Movie – Lust & Sound in West-Berlin di Jörg A. Hoppe, Klaus Maeck e Heiko Lange, una cornucopia dei fermenti creativi che caratterizzarono Berlino Ovest negli anni '80 (epoca al centro di un vero e proprio revival): tra i protagonisti di quel decennio ritroviamo Gudrun Gut, Blixa Bargeld e Nick Cave.
In Fassbinder – To Love without Demands, il filmaker danese Christian Braad Thomsen apre il suo archivio della memoria e racconta un pomeriggio trascorso in una stanza d'albergo di Cannes con il grande regista tedesco.
Una denuncia della politica omofoba in Kenya è Stories of Our Lives di Jim Chuchu, mentre in Iraqi Odyssey il filmaker svizzero- iracheno Samir ci offre una rappresentazione complessa del martoriato paese mediorientale attraverso le vicende della propria famiglia.