Foto Pietro Coccia

Si chiude nel segno della Romania il 60° Festival di Cannes. Palma d'oro al durissimo, e bellissimo, 4 months, 3 weeks and 2 days di Cristian Mungiu (nel 2003 in Quinzaine con Occident), film shock sugli aborti clandestini contestualizzato alla fine del regime comunista. California Dreamin' del prematuramente scomparso Cristian Nemescu si aggiudica invece la sezione "Un Certain Regard". Edizione irripetibile e significativa, lo dimostra il fatto che alla fine sono stati premiati ben 9 film tra i 22 in Concorso. Il fatto che la critica si sia spesso divisa su molti titoli, poi, non fa altro che avvalorare il già di per sé altissimo livello qualitativo della kermesse: a Julian Schnabel e al suo Le scaphandre et le papillon il Premio per la Miglior Regia, mentre il Gran Premio della Giuria è stato assegnato a The Mourning Forest della giapponese Naomi Kawase. A Gus Van Sant, presente con Paranoid Park, è stato conferito il Premio del sessantesimo anniversario, mentre a Persepolis di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud e a Silent Light di Carlos Reygadas è stato assegnato - in ex aequo - il Premio della Giuria. Miglior interpretazione maschile per Konstantin Lavronenko (The Banishment di Andrey Zvyagintsev) e Migliore interpretazione femminile per la coreana Jeon Do-yeon in Secret Sunshine di Lee Chang-Dong. A The Edge of Heaven di Fatih Akin il Premio per la Migliore Sceneggiatura, mentre la Camera d'or per la migliore opera prima va a Meduzot di Etgar Keret & Shira Geffen.