Prima vera star della 27ma edizione, Charlotte Rampling ha monopolizzato ieri sera l'attenzione del pubblico torinese. L'occasione è stata la proiezione di Max Mon amour di Nagisa Oshima, a cui il festival ha dedicato una retrospettiva "unica," per usare le parole della Rampling, in cui le opere cinematografiche si mescolano a quelle, praticamente sconosciute, televisive. Oshima, colpito nel '96 da un'emorragia cerebrale, vive ritirato con la moglie Koyama a Fujisawa. "Un grande regista di cui ricordo l'eleganza e la signorilità, un autentico aristocratico", dice Gianni Amelio, e la Rampling aggiunge: "Lavorare con Oshima è stata un'esperienza incredibile. Non parlava francese ma non voleva ammetterlo, perciò sul set di Max Mon amour regnava un silenzio impressionante. Tutti noi cercavamo di capirlo senza comprenderlo fino in fondo. Chi ha dimistichezza con quella cultura, sa che c'è un abisso tra il mondo europeo e quello giapponese. Lui non solo non si lasciava scoraggiare dalla barriera linguistica ma pretendeva la perfezione assoluta". 
Mentre si attende l'arrivo di Francis Ford Coppola e di Emir Kusturica, entrambi premiati con il Gran Torino, bilancio positivo per i primi tre giorni del festival: sale affollate per la retrospettiva su Nicholas Ray e un concorso piuttosto sorprendente fin dalle battute iniziali, con il bel film cileno La nana di Sebastian Silva. Oggi riflettori puntati sulla centralità del cinema con una tavola rotonda sui rapporti tra la settima arte e vari settori collegati, dalla moda alla pubblicità. Intervengono tra gli altri il produttore Lionello Cerri, il professore Peppino Ortoleva, la giornalista Natalia Aspesi e, in rappresentanza della distribuzione, Vieri Razzini della Teodora Film.