"J'aime la France". Così Francesco Rosi ha accolto il doppio riconoscimento ricevuto all'Accademia di Francia a Roma: la medaglia di Villa Medici, dalla mani del direttore Frederic Mitterand, e la croce di Ufficiale della Legione Francese, dall'ambasciatore Jean-Marc de la Sabliere.
Maestro del cinema civile, Rosi è da sempre apprezzato e studiato Oltralpe, come sottolinea de la Sabliere: "Il suo legame col mondo del cinema farncese lo ha portato a realizzare una decina di co-produzioni con società transalpine, come l'adattamento dell'opera Carmen di Bizet, ma è innanzitutto la collaborazione artistica che voglio premiare questa sera: ha diretto con maestria Lino Ventura e Charles Vanel (Cadaveri eccellenti), Georges Wilson (C'era una volta), Alain Cuny (Uomini contro, Cristo si è fermato a Eboli), e come non citare l'indimenticabile Philippe Noiret in Tre fratelli e Dimenticare Palermo?".
Presenti, tra gli altri, Ettore Scola, Marco Tullio Giordana, Emidio Greco, Gian Luigi Rondi, Irene Bignardi, Angelo Barbagallo e il principe Emanuele Filiberto di Savoia, a fare il padrone di casa alla cerimonia è stato Mitterand, per il quale "Rosi incarna la parte migliore della relazione tra Italia e Francia". 
Nel suo discorso, iniziato in francese e proseguito in italiano, Rosi ha rievocato con nostalgia il '50, in cui lavorò come aiuto e sceneggiatore con Luciano Emmer per Parigi è sempre Parigi: "Grazie a quel film, ho conosciuto da vicino e intensamente la città, soprattutto Saint Germain, che era il cuore della cultura universale: un'esperienza per me fondamentale. Prima della guerra, i grandi pionieri del cinema francese sono stati essenziali per noi italiani; viceversa, dopo la fine del conflitto, la lezione di Rossellini e del Neorealismo ha influenzato in profondità il cinema francese. Devo forse a questo se le mie opere, che affrontano da vicino la nostra realtà, sono state capite così rapidamente in Francia".