"Oggi in Cina esiste un conflitto sociale, c'è un Est in straordinario sviluppo economico e un Ovest indigente, e sarà necessario molto tempo per sanare questa situazione". Così Chen Kaige, protagonista della quarta edizione dell'Asian Film Festival, in programma a Roma fino al 9 dicembre. Il regista, Palma d'Oro a Cannes per Addio mia concubina nel 1993, presenta in anteprima nazionale il wuxiapian (il genere cappa e spada cinese) The Promise, che uscirà nelle sale italiane nei primi mesi del 2007. Kolossal da 30 milioni di dollari (budget record per l'Estremo Oriente), il film è un puzzle frenetico e variopinto, con eroi e divinità volanti, chiome e goielli senza peso, combattimenti aerei e colori sgargianti: "Mi ricollego - dice Kaige - alla lunga tradizione orale e letteraria cinese, popolata da figure leggendarie, uomini in grado di correre all'infinito e catturare la luce del sole". "Ma - prosegue il regista - attraverso il genere fantasy indago la realtà attuale: le passioni e le paure di quell'epoca sono le stesse della Cina di oggi". Pur avendo inquadrato la contemporaneità cinese in Together with You nel 2002, Kaige conviene che "attualmente si realizzano pochi film sulla Cina odierna, e in Occidente arrivano film come The Promise che gettano luce sulla nostra realtà ma contemporanemente cercano di esaudire le aspettative del pubblico". "Non sono un politico - prosegue il filmaker - e non ho il potere di cambiare la società, ma vivo a Pechino e vedo quanto sia cambiata negli ultimi anni". "Abbiamo perso la nostra identità culturale, - incalza Kaige - Pechino sembra Toronto o qualsiasi altra metropoli occidentale: oggi noi registi cinesi mettiamo in scena il passato spinti forse dalla necessità di recuperare le nostre radici". Dopo il critico debutto negli Usa con Killing Me Softly, Kaige non esclude di "ritornare a girare in lingua inglese, ma l'importante come sempre è avere a disposizione una buona storia". "Viceversa - prosegue il regista - il mercato cinematografico cinese è ancora oggi dominato dalle produzioni hollywoodiane di bassa lega, action-movie e poco altro: c'è poco spazio per i film europei, anche se il crescente numero di scuole di cinema, come la Beijing Film Academy in cui ho studiato, sta creando un pubblico sempre più esigente e aperto al cinema d'essai". Da ultimo, Kaige si rammarica che "il cinema cinese non abbia ancora ritratto le sofferenze imposte al popolo dalla Rivoluzione Culturale, ma - aggiunge laconicamente - i tempi non sono ancora maturi".