La cronaca di queste interminabili giornate d’angoscia non risparmia il mondo del cinema. Tra le vittime illustri c’è anche Lucia Bosè, che si è spenta ieri a Segovia in Spagna, suo paese d’elezione fin dai tempi del chiassoso matrimonio con il torero Luis Miguel Dominguin nel 1955.

Questa eccentrica signora dai capelli blu, che aveva compiuto 89 anni lo scorso 28 gennaio, è stata una delle dive più rappresentative del cinema italiano a cavallo tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, nella fase in cui una generazione intera risorgeva dalle macerie della Seconda guerra mondiale e riscopriva la propria identità attraverso i corpi-paesaggio delle giovani attrici, le prime “maggiorate”, plasmate dallo sguardo neorealista e contaminate dai ritmi frenetici della modernità.

Lucia Bosè - Foto Karen Di Paola

Scoperta da Luchino Visconti quando era una semplice commessa in una pasticceria di Milano ed Eletta Miss Italia a Stresa nel 1947, Bosè ha lavorato in seguito con i più grandi (De Santis, Cocteau, Fellini), ma è il sodalizio professionale umano con Michelangelo Antonioni che la consacra diva fin dalla sua prima memorabile apparizione in Cronaca di un amore (1950), nei panni di una sofisticata upper class woman milanese di circa trent’anni – lei che all’epoca ne aveva solo 19 ed era priva di qualsiasi  esperienza recitativa (Non c’è pace tra gli ulivi di De Santis, in cui Lucia interpreta il ruolo antitetico della  contadina ciociara, esce nello stesso anno).

Un po’ commessa un po’ miss, un po’ contadina un po’ femme fatale, Bosè incorpora, nella vita e al cinema, il mito delle donne sconosciute del melodramma popolare, creature dall’identità multipla e misteriosa, incapaci di raccontarsi a voce piena.

Non a caso, Antonioni le cuce letteralmente addosso il ruolo di Clara Manni ne La signora senza camelie (1953): un’attrice alle prime armi incapace di riconoscersi nella sua immagine proiettata sul grande schermo. Con o senza camelie, con o senza voce, Clara è il simbolo di quel cinema.

E noi vogliamo renderle omaggio con il capitolo a lei dedicato nel libro La voce delle donne. Le sconosciute del melodramma da Galatea a Lucia Bosè (Simona Busni, Edizioni Fondazione Ente dello Spettacolo, 2018).