“Sia la Chiesa che lo sport stanno vivendo un momento delicato. La religione e lo sport secondo me hanno delle similitudini e nel film vanno su un binario unico, lo spirito di gruppo è insito sia nel concetto di Chiesa che di sport”, dice Raffaele Verzillo presentando il suo secondo film - 100 metri dal paradiso - prodotto dall'esordiente Script con Rai Cinema, che 01 distribution porterà nelle sale l'11 maggio in 150 copie. Sport e Chiesa, un po' come Cinema e Chiesa sembrano un binomio non così improbabile, quanto invece risulta visionaria l'idea alla base del film: un'impresa folle viene in mente a Mons. Angelo Paolini (Domenico Fortunato), strambo responsabile di comunicazione del Vaticano convinto che la Chiesa debba aggiornare il proprio linguaggio, che decide di mettere insieme una Nazionale Olimpica del Vaticano per i giochi di Londra 2012. Nonostante la proposta venga bocciata dal direttore superiore di Paolini, il prete insieme all'amico d'infanzia ed ex centometrista Mario Guarrazzi (Jordi Mollà) e al preparatore atletico Ottavio (l'inedito e azzeccato capocomico Giorgio Colangeli) comincia lo scouting di ex sportivi che ora indossano tonaca e velo in giro per il mondo.
“Siamo partiti in modo folle - spiega il regista - non ci siamo posti il problema di interpellare il Vaticano. Mentre la sceneggiatura procedeva abbiamo capito che dovevamo interessarlo per gli stemmi, le bandiere e molte altre scene. I preti con i quali abbiamo lavorato si sono dimostrati molto disponibili. Volevamo fare una commedia leggera anni '50 ed è rimasta tale, senza riferimenti”.
La sceneggiatura si è avvalsa della consulenza del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, ma la pellicola, come sottolineano i cosceneggiatori Pier Francesco Corona e Salvatore De Mola, è assolutamente indipendente e non ci sono state imposizioni o censure. Le scene che si svolgono all'interno del perimetro della Santa Sede sono state ricostruite con i più avanzati efetti digitali: “Per il campo di atletica abbiamo girato alle terme di Caracalla e al posto del palazzo della Fao abbiamo messo il cupolone. Abbiamo ricostruito le location delle Missioni in Puglia grazie all'aiuto dell'Apulia Film Commission e gli interni sono girati a Bari”.
In Italia non c'è una grande tradizione di film sullo sport, quando si pensa a questo genere viene subito in mente la squadra di bob jamaicana di Cool Runnings - Quattro sotto zero, ma i modelli di Verzillo sono stati altri: “Mi sono ispirato a Full Monty. Volevo costruire una piccola Armata Brancaleone in cui la gioia del gruppo fosse più forte del contesto sportivo. Non abbiamo visto Habemus Papam di Moretti (in cui c'è un torneo di pallavolo tra cardinali, ndr) per non essere influenzati in fase di scrittura”. In questa “santa” Armata Brancaleone c'è posto per volti giovani (Lorenzo Richelmy, nel ruolo di Tommaso, figlio di Guarrazzi), veri atleti (Chiara Rosa, Christoph Raaber, Lukas Lanthaler) e star internazionali come lo spagnolo Jordi Mollà, apparso in Blow, Elizabeth e attore di Bigas Luna, che ricorda come uno sportivo professionista sia “un uomo in costante attesa e speranza di mettere tutto se stesso al servizio di un obiettivo, di una luce, come puo esserlo un prete in costante cammino. Trionfo o gloria sono parole che si possono usare in tutti e due i campi”.
100 metri dal paradiso è anche un film sulle relazioni umane padre/figlio e fratello/sorella. Domenico Fortunato vive nella realtà un rapporto quasi fraterno con il regista, “iniziato vent'anni fa e proseguito con tante fiction fino al film Animanera”, e con Giulia Bevilacqua (Marcella) nel film: “Io ho due sorelle - spiega - con cui ho un rapporto dialettico e anche lei ha tre fratelli. Ci siamo conosciuti ai provini e abbiamo subito legato. Infatti sono andato da Raffaele a raccomandarla”.
Altro rapporto è quello con le gerarchie ecclesiastiche, “nella Chiesa ci sono tante correnti, alcuni apprezzeranno il film e altri no” dice il regista. I cardinali Higgins (Ralph Palka) e Rosati (Mariano Rigillo) nel film rappresentano queste due correnti. “Higgins - racconta Palka - è il conservatore, guarda alle tradizioni e tenta di salvaguardarle. Ma ha sempre la porta aperta per Paolini”. A questo proposito Rigillo aggiunge: “Trovo che il film abbia un bell'equilibro e propone delle figure troppo spesso dimenticate come Padre Rocco (Gennaro Silvestro), prete di strada napoletano”. Uomini che nella Chiesa non mancano secondo il vero mons. Paolini, don Giulio Dellavite - autore del libro Benvenuti al ballo della vita che Domenico Fortunato ha letto con avidità per preparare il personaggio - “come ci sono angoli ombrosi. Questo film recupera la realtà di luce, fa vedere i preti che lavorano, giocano e vivono da esseri concreti sui 100 metri della quotidianità”.