“Tutti a casa”, recita lo striscione che troneggia sulla facciata della Casa del Cinema, l'illustre salotto romano, che da luogo di incontro artistico e culturale diviene l'emblema di un duro braccio di ferro tra gli alti vertici del Governo ed il mondo del cinema. Quel mondo che, con parole semplici e dirette, lontane dai ghirigori del “politichese”, decide di non piegare la testa. Non questa volta. Decide di alzare la voce, una voce troppo spesso soffocata, innalzando un coro di “no” che riecheggia in tutta la capitale. Dopo un'Assemblea straordinaria, l'Associazione 100 Autori, ufficializza l'occupazione della “propria casa”, con la determinazione di chi non vuole arrendersi, di chi non cede nemmeno alle notti in bianco passate a scrivere comunicati che serviranno a dare risonanza all'iniziativa, costituendo un presidio stabile che sta lavorando ininterrottamente senza intralciare lo svolgimento delle attività in programmazione, come il Festival del Cinema Ebraico.
La decisione del Comune di Roma di approvare una radicale revisione del modello gestionale della Casa del Cinema, (che esproprierebbe la direzione artistica a Felice Laudadio per assegnarla ad un comitato di sette investitori) si aggiunge ad un lungo elenco di provvedimenti che, come “l'ovosodo” di Virzì, non vanno proprio né su e né giù. Mentre il Fondo Unico per lo Spettacolo subisce un taglio radicale, raggiungendo quest'anno il minimo storico, la nuova legge cinema, già in vigore in molte nazioni europee, viene rinviata sine die e ripiegata sul decreto Milleproroghe.
E non finisce qui. Il mancato rinnovo del tax credit e del tax shelter, il decreto Romani che ha ridotto notevolmente gli investimenti nella produzione cinematografica italiana e la diminuzione del 30% dei finanziamenti alla fiction, rischiano di mettere in ginocchio un sistema industriale già fortemente indebolito.
Le proposte avanzate dall'Associazione - alcune non senza tradire un eccessivo ottimismo ed una certa vaghezza - remano tutte in un'unica direzione: limitare il monopolio politico sulla produzione cinematografica e televisiva, aiutare le giovani imprese italiane ad affacciarsi sul mercato internazionale, rendere più visibile il nostro cinema all'estero, tutelare gli esercenti e la distribuzione. Come andare “in barca a vela contromano”.
Perché se “la cultura non si mangia”, come dice Tremonti, che responsabilità ha chi si mangia la cultura? Questa è la domanda. E la risposta si perde nel vuoto della cecità e dell'indifferenza. L'impressione, infatti, è che fronteggiare la crisi, cavalcarla ed infine domarla sia oggi più difficile che mai. Ma il presidente di 100 Autori, lo sceneggiatore Stefano Rulli, rassicura: “Questa è ancora casa nostra e, almeno per adesso, nessuno verrà a mandarci via”.Per stasera (ore 18.30 presso il Teatro Eliseo di via Nazionale), invece, è indetta un'Assemblea Generale per definire le prossime tappe della mobilitazione e per organizzare le azioni di protesta da mettere in opera durante il Festival del Cinema di Roma.