Ecco i film che la redazione di Cinematografo ha selezionato tra quelli programmati in chiaro per lunedì 15 giugno.

 

I VITELLONI - Rai Movie (canale 24), ore 10:20

Con un naturalismo romanzescamente mediato dalla sacra fantasia, Federico Fellini (ri)costruisce un mondo che conosce bene, racconta col gusto di narrare le squallide macchiette di un mondo chiuso nella pigrizia e nel cinismo delle giornate balorde ma tutto sommato di bravi ragazzi. Un film imprescindibile ed universale, disperato nonostante il finale, magico nella crudeltà del suo realismo, trascinato dal vento che soffia impetuoso e dal mare che s’infrange alla riva, ricreato in una diffusa e sparpagliata entità territoriale tirrenica (Firenze, Viterbo, Ostia, Roma) che si fa paradigma della provincia adriatica totale (pigra, indolente, calorosa, sprezzante, contraddittoria), abitato da un coro di presenze eterogenee. Sordi è l’infantile Alberto che beve e polleggia pur di non pensare: la sequenza dell’ubriachezza post festa è uno degli apici del cinema italiano.

 

UN EROE DEI NOSTRI TEMPI - Rai Storia (canale 54), ore 12:30

Negli anni Cinquanta, Sordi si rendeva disponibile a qualsiasi follia: il perfido, pusillanime, codardo, vigliacco borghesuccio piccolo piccolo che fa di tutto per non compromettersi e svoltare, lasciarsi sfiorare dalla vita e ottenere quanto più possibile applicandosi con il minimo sforzo. Qui ostenta ambizione, sbruffoneria e grettezza morale ma vive con la vecchia zia e la domestica, in una confort zone da cui non ha alcuna intenzione di fuggire. Si vuole tenere lontano dai pericoli e, quando si mette nei guai, cerca sempre di dare la colpa a qualcuno che lo vuole incastrare. Trova dell’esplosivo in cantina e finisce sospettato per anarchia. Attraverso una serie di sketch che non si sfaldano mai per la compattezza narrativa garantita da Sonego e Monicelli, si delinea il ritratto impietoso di un omuncolo meschino e qualunquista, né di destra né di sinistra dunque disposto a vendersi pur di non rischiare.

 

POLVERE DI STELLE - Rete 4, ore 15:35

All’origine del più ambizioso film diretto da Sordi c’è un mondo che il nostro cinema raramente ha saputo raccontare, e quelle poche volte l'ha fatto bene: l’avanspettacolo (Alberto Lattuada e Fellini in Luci del varietà, il solo FF in Roma, Steno e Monicelli con Vita da cani, Luciano Salce in Basta guardarla). Qui in particolare si racconta la vita delle compagnie d’avanspettacolo durante l’occupazione tedesca. A partire dai ricordi ello sceneggiatore Ruggero Maccari, Sordi decide di presentare il tema acriticamente all’interno di un temerario affresco nazionalpopolare. La prima parte è una celebrazione dell’arte recitativa di Sordi e Monica Vitti, scatenati nei panni di Mimmo e Dea, che consegnano alle antologie il numero di Ma ando’ Hawaii? (se la banana non ce l’hai) e l’incontro alla stazione con nostra signora Wanda Osiris (o meglio Osiri, come fascismo comandava). I due mattatori hanno l’occasione di manifestarsi artisti completi e veraci, ma è evidente la mancanza di un bravo regista dietro la macchina da presa.

 

RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI A RITROVARE L'AMICO MISTERIOSAMENTE SCOMPARSO IN AFRICA? - La 7, ore 17:30

Il fascino dell’avventura, influenzato dalla letteratura per l'infanzia, è tipico della generazione di Ettore Scola. La lunghezza didascalica del titolo non solo si riconduce alle narrazioni contenute nelle riviste degli anni Trenta, ma intende affabulare il pubblico popolare attraverso l’esplicitazione di quella storia in una dimensione quasi epica. Cresciuti con il mito di Salgari, fomentati dai mondo movies, affascinati dall’esotico, i borghesi ricchi ed annoiati che si preparano alla mazzata tra capo e collo della contestazione generale pensano bene di partire (leggi: fuggire) col pretesto di riportare in Italia (quindi nei binari del conformismo borghese) un parente disperso in Africa. Sordi è il naturale protagonista di questa piccola epopea cialtrona dell’italiano all’estero, un cocktail di entusiasmo infantile, arte di arrangiarsi, fremiti sessuali, cinismo romano e prevista saudade. E poi innesti di buddy movie (complice il superlativo ragioniere di Bernard Blier), road movie (la complicata traversata in Africa), una specie di parodia ma manco tanto del mondo movie (i finti riti amministrati dal sacerdote Nino Manfredi). Finale memorabile.

 

IL VIGILE - Cine34 (canale 34), ore 21:10

Benché «Sono il papà dell’eroico bambino!» sia la battuta di maggiore fortuna, complice il tono con cui Alberto Sordi la declama con comica retorica, c’è un’altra frase che oggi rimane davvero impressa nella memoria, e a pronunciarla non è il protagonista: «Meglio che ti ci abitui da piccolo alle ingiustizie perché da grande non ti ci abitui più». Una bomba, specialmente per una commedia del 1960. A dirla è la grande Marisa Merlini, moglie perfetta di Sordi perché con lui costituiva una coppia credibile, sanguigna, complementare. La censura (ottusa, certo, ma sempre furba) si accorse subito del portato ribelle della battuta, che arriva alla fine di un processo che – senza spoiler – non è esattamente la massima espressione della giustizia. Luigi Zampa si conferma regista straordinario quando si tratta di trattare racconti morali: cantore della commedia umana, sa conciliare come pochi spirito civile e umorismo mordace. Una mano santa per Sordi, che qui ha l’occasione di cavalcare uno dei puledri più sbizzarriti.