“Si può svuotare il mare con un cucchiaio? No. Eppure lui ci prova”. Così Sergio Castellitto alla presentazione di Nour, film di Maurizio Zaccaro, che uscirà al cinema come evento speciale il 10, 11 e 12 agosto distribuito da Vision, nel quale si racconta una parte dell’esperienza (“una parabola quasi evangelica”) di Pietro Bartolo, l’ormai famoso medico che nella sua Lampedusa negli ultimi trent’anni ha accolto più di 300.000 migranti in fuga dalle tragedie.

“La sua storia è formidabile e si racconta da sola. E’ un uomo che mette al centro un’idea utopica e potente”, prosegue Castellitto, qui nel ruolo di Bartolo: “Gli attori devono evocare, rappresentare, mettere in scena e considerare il personaggio che interpretano sempre come vero sia che si tratti di Pietro Bartolo o che si tratti di Poseidone. Non è stato difficile mettermi nei suoi panni e lui sul set è stato molto discreto. Ho voluto mettere in scena l’essere umano, non il medico”.

Liberamente tratto dal libro Lacrime di sale, scritto dallo stesso Bartolo insieme a Lidia Tilotta (edito da Mondadori), il film racconta non solo il suo lavoro sul molo Favaloro di Lampedusa e nel poliambulatorio, ma anche la storia di Nour, una bambina siriana di dieci anni, che ha affrontato da sola il viaggio verso l’Europa attraverso il Mediterraneo e che ora si ritrova orfana in un’isola che non conosce e senza parlare una sola parola di italiano.

“I film e i libri danno la possibilità di scuotere le coscienze di quelli che ancora si girano dall’altra parte. Tanti bambini hanno perso i loro genitori durante il viaggio. Io ho scelto di raccontare la storia di Nour perché finiva bene e volevo dare il messaggio che può anche finire bene”, dice Pietro Bartolo che non ama essere definito un eroe, anche se da tutti ormai è considerato tale, perché “se aiutare una persona è un atto eroico allora siamo davvero in una società malata”. E a tal proposito ci tiene a sottolineare: “I decreti fatti sulle Ong sono disumani. Chi salva una persona non è un delinquente e oggi farlo è diventato un reato. Questo non è accettabile”.

“Mi spiace sentire Pietro preoccupato su come stia andando la situazione a Lampedusa ultimamente”, commenta Maurizio Zaccaro (David di Donatello come regista emergente per il film Dove comincia la notte) e poi aggiunge: “La gente si è sempre spostata e noi dobbiamo accettarlo in modo intelligente, come ha fatto Pietro che ha salvato 350mila persone”.

Nato a Lampedusa e figlio di un pescatore, Bartolo ha scritto anche un altro libro dal titolo Le stelle di Lampedusa, ha preso parte nel 2015 a un altro film (il documentario Fuocoammare di Gianfranco Rosi) e dal 2019 è europarlamentare. “Noi di Lampedusa siamo un popolo di mare, sempre aperti, tutto quello che viene dall’acqua è benvenuto- racconta-. Per trent’anni ho visitato tantissime persone e ho visto l’orrore puro facendo le ispezioni cadaveriche. Per venticinque anni sono stato al buio in quel molo, poi ho sentito l’esigenza di fare qualcosa e di non tenermi tutto questo per me. Così ho scritto due libri e fatto due film e mi sono messo in politica per affrontare il fenomeno migratorio. Tante volte ho avuto paura, ho pianto e ho pensato di mollare tutto quando mi trovavo davanti il corpicino di un bambino da ispezionare. Poi sono tornato sui miei passi e ho continuato a lavorare, chiedendo scusa a quei bambini, cosa che dovrebbe fare anche l’Europa. Spero che tutto questo finisca quanto prima perché quello che succede nel Mediterraneo è vergognoso. Mi sento sempre di non fare mai abbastanza. Se ne usciamo, io tornerò a fare il medico”.

E Castellitto: “Bisogna salvare le vite sempre. Noi siamo stati un popolo di migranti. Non siamo mai stati dei conquistatori e dei profittatori della cultura degli altri. Siamo sempre stati saccheggiati e in questo risiede la nostra generosità. In America ci hanno tolto i pidocchi e ci hanno messo in quarantena per poi farci entrare nel loro paese. La responsabilità di questa situazione è internazionale. Il grande assente è l’Europa”.

Infine conclude Maurizio Zaccaro: “Non è solo l’Europa che è assente, ma tutto il mondo. Se tu non senti la pena degli altri, non meriti di essere chiamato uomo: questa è una riflessione fatta nel 1200 dal filosofo persiano Sa’ di di Shiraz, perché non possiamo farla noi adesso?”.