Dovendo associare il nome di Josef von Sternberg a un suo film, il titolo che verrà subito in mente è il celeberrimo L'angelo azzurro che nel 1930 lanciò Marlene Dietrich come diva internazionale. Ed è senz'altro vero che l'attrice tedesca instaurò col regista un rapporto professionale che la portò negli Stati Uniti, dove sotto la sua guida riscosse i maggiori successi di critica e pubblico. Per restituire però un'idea più completa della personalità di Sternberg, protagonista di una personale al Cinema Ritrovato, è stato invitato il figlio Nicholas.
Cineoperatore professionista, ha potuto spiegare i dettagli tecnici del lavoro del padre: "Durante il periodo muto sviluppò delle tecniche molto complesse per la diffusione delle luci, continuando a lavorare nella stessa maniera nel cinema sonoro. Applicava delle garze o piccole retine davanti all'obiettivo. Poi prendeva una sigaretta e bruciava una sezione di rete. In tal modo alcune zone dell'inquadratura risultavano nitide e altre ombreggiate. Questo procedimento creava una sensazione di luce multipla molto efficace".
La rassegna ha presentato anche queste opere, a partire dalla prima The Salvation Hunters del 1925; grandi successi dell'epoca come Le notti di Chicago, I dannati dell'oceano, e Crepuscolo di gloria del 1928, uno dei primi lungometraggi ambientati nel mondo del cinema.
Un'altra caratteristica che Sternberg sapeva conferire era il mistero sul volto degli attori, aumentato da luci angolate che conferivano contrasto: "Quello che sullo schermo non si vede - prosegue il figlio - talvolta è ancora più profondo di quello che si vede. Quindi lui voleva avere molte ombre nei suoi film e ciò dava una certa sensazione alla scena. Portava l'immaginazione a diventare ancora più importante". Provenienti da diversi archivi, sono stati inoltre mostrati un cortometraggio documentario sulla vita in una cittadina media americana e dei brevi filmati inediti su incontri privati tra Sternberg e Marlene Dietrich.