Prossimamente lo ritroveremo tra le nuvole a riparare il telescopio Hubble, per poi tornarsene sulla Terra e riabbracciare la figlia. Non teme lo spazio profondo, prima Solaris con Steven Soderbergh, ora Gravity con Alfonso Cuarón e, parafrasando i suoi amici Coen, verrebbe da chiedergli: fratello, dove vai?

La domanda è buona non solo col naso all'insù, perché George Clooney anche sul pianeta terra si muove come e dove non ti aspetti. Almeno, dove non diremmo noi italiani, abbacinati dalla villa su quel ramo del lago di Como, la love story (?) con Elisabetta Canalis, la presunta omosessualità e gossip dicendo. Ma Clooney non è questo, meglio, è molto più di questo: non ha paura del suo status divistico, ovvero, non ha paura di pensare altro e provarsi altrove.

Per esempio alle Hawaii, per esempio alle prese con la fine del matrimonio - sappiamo del vincolo che ne pensi… - e con l'educazione sentimentale: al regista si era già offerto per Sideways, ma “non avevo una parte per lui: pur stimandolo, dovetti declinare”, rammenta Alexander Payne. Era un arrivederci: in The Descendants - da noi Paradiso amaro, e stendiamo un velo pietoso - offre a Clooney un ruolo da tenersi stretto e ricordare, magari, con una statuetta in mano: George il gigione, il guascone e il cialtrone non abitano più qui, a parte sparuti motteggi, e non se ne sente la mancanza.

Lui è l'avvocato Matt King, discendente di un'antica famiglia hawaiana e con i cugini proprietario delle ultime terre vergini dell'arcipelago. Terre da vendersi, così vuole l'antitrust, e gli acquirenti non mancano: sul piatto c'è fino a mezzo miliardo di dollari, due cugini sono contrari, Matt e i più favorevoli. Eppure, è diverso dai parenti: non scialacqua e - come già il padre - dà alle due figlie abbastanza per fare qualcosa, non così tanto perché possano non fare niente. Ha una moglie bella, indipendente e indomita, ma ormai da coniugare al passato: causa incidente nautico, è in coma. E non è stata una santa: Matt deve elaborare più di un lutto e, soprattutto, provvedere in solitaria alle due figlie.

Ce la farà? Vedete voi (dal 17 febbraio in sala), ma Clooney ce l'ha già fatta: a 50 anni è con Sean Penn il meglio attore-regista di (off) Hollywood, e con la sua quarta regia, Le idi di marzo, ha fatto capire a spese del “suo” Obama che le fette di prosciutto gli piacciono sul piatto, non sugli occhi.