Per la stampa internazionale è un Festival nel Festival. Per gli addetti dell’European Film Market della Berlinale, una solida piattaforma per il pubblico internazionale dei più giovani.

La sezione Generation della Berlinale quest’anno compie 41 anni. Ma cosa è un cinema per i giovani oggi? Cosa guardano, cosa sentono, e soprattutto, quanto vanno, se vanno, ancora al cinema i bambini e adolescenti?

 

I programmi Kplus e 14plus di cui si compone la sezione hanno offerto nei dieci giorni di Festival un cinema che non si fa dimenticare. E non solo per bambini e adolescenti.

"Il credo di Generation non è considerare le ragazze e i ragazzi come degli adulti, ma conoscere, capire, e sì, anche porre sfide alla sensibilità del pubblico giovane globale", spiega la curatrice Maryanne Redpath.

Una cosa è certa: metà delle pellicole viste a Generation potevano tranquillamente essere presentate al concorso di un festival internazionale. È il caso dei bellissimi Supa Modo e Sekala Niskala che trattano in modo schietto e potente il tema della morte, della separazione.

"Ai ragazzi si possono offrire, senza eccessi, temi adulti, universali. L’amicizia, la ricerca di protezione, la presa di coscienza di provenire da famiglie disfunzionali, la solitudine, sono i temi che si trovano anche nel programma Kplus, quello dedicato ai giovanissimi".

Segnalato addirittura da Variety anche il bel Les Rois Mongols, ambientato nel Québec del 1970. Una produzione di cinema Arthaus, su un gruppo di bambini e della loro ricerca di identità, sullo sfondo delle tensioni politiche del Canada dell’epoca.

Sempre la stampa americana ha segnalato anche il dramma giapponese coming-of-age Blue Wind Blows. Classico dramma familiare è invece il film danese d’animazione Den utrolige historie om den kæmpestore pære, basato sul popolare omonimo libro di favole scandinavo che parla di avventure in alto mare, ma anche di come superare la paura.

"I film di Generation sono anche per gli adulti capaci di ascoltare con il cuore", dice la Redpath. "Il tema di un’età adulta immatura e segnata dai bisogni si rispecchia moltissimo nella sezione 14plus. Il dramma Adam introdotto da citazioni di Nietsche è programmatico. Questo per esempio: "Quale bambino non ha una ragione per piangere dei propri genitori?“. Questa storia di un bambino non udente e del suo difficilissimo rapporto con una madre irresponsabile ha avuto un grande successo al Film Market dove ha già trovato una distribuzione europea.

Anche nel bello e forte Cobain il rapporto drammatico tra madre tossicodipendente e figlio è al centro di una storia raccontata con delicatezza. "Quest’anno il tema dell’amore ha attraversato quasi tutti i contributi della sezione. 303 di Hans Weingartner di cui tutti hanno scritto, è un romantico road movie di due ventenni dove il primo bacio arriva alla fine del viaggio.

"Lo sguardo autentico sulla realtà dei giovani pone sempre, necessariamente, anche domande sulle condizioni sociali in cui sono cresciuti e da cui provengono. I film di Generation hanno quasi sempre una forte connotazione sociale e politica di fondo. E i ragazzi la  percepiscono e assorbono benissimo".

 

Ma il cinema fatto pensando ai ragazzi ha un futuro? Quanti ragazzi della nuova generazione andranno in sala?  "Le sale dove sono stati programmati i film di Generation erano gremite e la vendita dei biglietti ha registrato ovunque il tutto esaurito. Naturalmente la sfida del futuro si combatterà sul terreno del marketing. Non inteso come merchandising, ma coinvolgendo i ragazzi. Creando piattaforme di dibattito, per esempio, facendoli sentire attivi, creativi, dandogli la possibilità di esprimersi, come facciamo noi alla Berlinale coinvolgendoli in tavole rotonde e conferenze. Se i ragazzi sentiranno il cinema come  una cosa loro, il cinema sarà anche loro".