“Non è voyeurismo da intendere con connotazione negativa: per poter raccontare una storia ho bisogno di partire dalla realtà, e questo posso farlo attraverso delle ricerche o, più semplicemente, osservando ciò che mi è intorno”. François Ozon arriva in Italia con Nella casa, trasposizione della pièce teatrale di Juan Mayorga Il ragazzo dell'ultimo banco: “Come in ogni adattamento si finisce per tradire l'opera d'origine. Il titolo, ad esempio, non rispecchiava in pieno l'aspetto su cui volevo lavorare io e Nella casa si sarebbe potuto chiamare anche Nel film o Nel libro”, racconta il regista, che proprio oggi sarà protagonista con il suo film alla 3° edizione di Rendez-vous – Nuovo Cinema Francese, manifestazione in corso a Roma fino al 21 aprile, mentre da domani sarà regolarmente distribuito nelle sale da Bim, in circa 50 copie.
La storia è quella di due solitudini: il professore di letteratura francese Germain (Fabrice Luchini) e l'allievo sedicenne Claude (Ernst Umhauer), che si insinua nella casa di un suo compagno di classe per trovare ispirazione per i suoi componimenti scolastici. Grazie al talento e all'indole inconsueta dello studente, Germain ritrova il gusto dell'insegnamento e, allo stesso tempo, il ragazzo sembra riuscire ad inserirsi in un contesto familiare – quello di Rapha, il suo compagno di classe – a lui ignoto. Nel cast anche Kristin Scott Thomas, è Jeanne, la moglie del professore, ed Emmanuelle Seigner, nei panni della madre “borghese” di Rapha.
“C'è una specie di malinconia generale che investe tutti i personaggi, in cerca di un desiderio che li riaccende – spiega ancora Ozon – come quello di Claude, studente di grande talento ma disadattato rispetto alla vita sociale”. Una madre che se n'è andata anni prima, un padre disoccupato e disabile, il ragazzo – almeno inizialmente – è mosso dalla curiosità di scoprire come potrebbe essere una vita all'interno di una “famiglia normale”. “Non sapevo se mostrare o meno il padre di Claude ma alla fine ho deciso di sì perché era l'unico modo, senza troppe parole, di far capire allo spettatore quale fosse la provenienza di Claude”, dice il regista, non nuovo a trasposizioni cinematografiche di pièce teatrali: “Rispetto al passato però, quando ho sempre voluto conservare l'essenza della teatralità, stavolta ho cercato il più possibile di immergere lo spettatore in un'opera puramente cinematografica, traducendo la commedia di Mayorga con un linguaggio più realistico pur reintegrando un dispositivo teatrale molto importante, quello di del coinvolgimento di Germain nel racconto di Claude. Attraverso quest'accoppiata viene a formarsi il binomio necessario ad ogni opera di creazione: l'editore e lo scrittore o lo spettatore e il regista. Mai come stavolta ho avuto la possibilità di parlare in modo indiretto del mio lavoro, del cinema e della fonte d'ispirazione”.
Lavoro che, per il regista francese, non sembra conoscere soste: “E' già pronto il mio nuovo film, Jeune et jolie (Giovane e carina, ndr), incentrato sulle scoperte sessuali di una diciassettenne, uscirà in Francia ad agosto. Cannes? A mezzanotte scoprirò se parteciperò al Festival (la conferenza è prevista domani, 18 aprile, ndr), ma sono abbastanza pessimista: per Potiche mi dissero che il film non sarebbe piaciuto agli stranieri, poi passò a Venezia e fu accolto benissimo. Per Nella casa mi dissero che non c'era posto, poi ha vinto due premi al Festival di San Sebastián. Ma capisco che in Francia ogni anno realizziamo tanti film e c'è poco spazio per riuscire ad entrare nella selezione ufficiale del Festival”.