Sardegna e cinema. A cinque anni dall'opera d'esordio, Ballo a tre passi, vincitore della Settimana della Critica a Venezia, Salvatore Mereu torna nelle sale con Sonetàula - "progetto ambizioso, sul quale ho iniziato a lavorare subito dopo la realizzazione del mio film precedente", dice il regista - tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe Fiori ("Lo avevano soprannominato Sonetàula perché ogni colpo dato a lui faceva sonu' e tàula, rumore di legna, come ad essere dentro una bara"), ambientato in Sardegna dal 1937 al 1950, prodotto (e distribuito) da Lucky Red in collaborazione con Rai Fiction (tra non meno di 8 mesi previsto il passaggio della versione televisiva). Al centro della storia Zuanne Mulane, soprannominato Sonetàula, interpretato dal giovane attore non professionista Francesco Falchetto, servo-pastore dodicenne - con il padre ingiustamente mandato al confino - che cresce insieme al nonno (Serafino Spiggia) e lo zio Giobatta (Giuseppe Cuccu, tornato per la seconda volta sullo schermo dopo l'esperienza con De Seta in Banditi a Orgosolo, 1961): quando, diciottenne, sceglierà la latitanza piuttosto che consegnarsi ai carabinieri dopo aver reagito ad una provocazione sgarrettando il gregge del rivale, Sonetàula diventa bandito ma non dimentica Maddalena (Manuela Martelli), cresciuta nella sua stessa casa all'indomani della partenza del padre. "Dal romanzo di Giuseppe Fiori - racconta Mereu - mi sono progressivamente allontanato per quello che riguardava gli aspetti più prettamente sociologici della vicenda, concentrandomi maggiormente sul racconto di formazione, su questa vita non vissuta, determinata soprattutto dagli eventi e dai luoghi prima che dalla volontà". Girato in un anno solare e in ordine cronologico - "un lusso, al giorno d'oggi, che mi è stato concesso dai produttori (tra i quali anche Gianluca Arcopinto, ndr)", dice il regista - il film è interpretato quasi interamente da attori non professionisti, recitato in sardo (con sottotitoli) e illuminato da quattro differenti direttori della fotografia (Vladan Radovic, Vittorio Omodei Zorini, Massimo Foletti, Ivan Casalgrandi): "Espediente che si è reso necessario per la notevole durata e difficoltà delle riprese - spiega ancora Mereu - ma che alla fine non ha minimamente intaccato la resa del film, miracolosamente coerente dal punto di vista dell'unità fotografica, suggerita anche dagli ambienti e dai volti dei personaggi". Su tutti, ovviamente, il giovane protagonista, cresciuto insieme al personaggio interpretato: "Il problema più grande - conclude il regista - era proprio quello di riuscire ad accompagnare il protagonista nell'intero e ampio periodo narrativo. Francesco ha iniziato che era letteralmente un ragazzino, poi è esploso in un colpo solo crescendo a vista d'occhio: a quel punto è stato difficile poterlo contenere".