In occasione dell'uscita di un cofanetto che raccoglie il dvd de Il cuore dell'assassino di Catherine McGilvray e il libro a esso collegato L'altra riva del fiume. Il viaggio del perdono di Renato Spaventa, proiezione e dibattito alla Casa del Cinema di Roma. A intervenire, la giornalista Lucetta Scaraffia, il presidente di Religions for Peaces Luigi De Salvia, lo scrittore Gino Battaglia e il presidente dell'Istituto Identes, padre Jesùs Fernandez Hernandez. Con loro, regista, scrittore e i protagonisti suor Selmy Paul e padre Swami Sadanand.
Il documentario racconta la storia di suor Rani Maria, uccisa nel 1995 con 54 coltellate dall'estremista ventiduenne Samundar Singh, focalizzandosi su come l'assassino, avendo compreso le sue colpe, sia stato perdonato e accolto dalla famiglia della vittima. Il cuore dell'assassino vuole raccontare due avvenimenti importanti: la trasformazione del cuore di una persona che ha ucciso barbaramente una suora, e il perdono con il quale viene ripagato. Due argomenti forti, che vengono narrati attraverso le parole dei veri protagonisti, e a una documentazione nei luoghi dell'accaduto. Un film che per lo scrittore Gino Battaglia “ci dice cosa può nascere dall'incontro tra due fedi, in questo caso quella cristiana e quella indù”.
“La consorella - spiega Lucetta Scaraffia - è riuscita a perdonare, perché è entrata nella cultura dell'assassino, segno di forte umiltà, in quanto ha capito che il cristianesimo non bastava per arrivare al cuore dell'assassino. Il perdono è condizione necessaria per un rapporto non conflittuale tra le religioni, anche noi abbiamo da farci perdonare e quindi è bene perdonare gli altri”. A guidare i protagonisti è padre Swami, che riesce a illuminare Samundar, abbandonato in carcere da tutti, compresi gli emissari dell'assassinio e dalla sua stessa famiglia, e a dare l'input alla stessa suor Selmy per ritrovare la pace. Un perdono che va oltre, in quanto attraverso il rito del rakhi la suora accoglie Samundar come suo fratello. Suor Selmy ammette che è stato difficile: “Non immaginavo di perdonare l'assassino, avevo il cuore pieno di dolore e di amarezza. Inoltre, mi chiedevo perché Gesù non avesse preso me, che a quel tempo ero gravemente malata di cancro”.
In seguito attraverso la stessa memoria di Rani Maria trova la strada del perdono, “lei diceva sempre - ricorda suor Selmy - io sono disposta a morire per i poveri se dovessi morire per i poveri non mi pento. Credo di essere riuscita a perdonare perché lei lo avrebbe fatto”. Viceversa, padre Swami spiega: “Se un cane abbaia, un altro cane fa lo stesso senza pensare, se un cane abbaia l'uomo non abbaia. Questo perché gli animali reagiscono senza pensare, gli uomini possono riflettere, quindi possono perdonare”. E conclude: “Dolore e gioia sono inseparabili, vanno insieme. Ciò vale anche per gli affetti e i nemici, che sono quindi complementari”.