“Un grandissimo onore, non avrei mai immaginato di poterlo incontrare: il Papa è una persona molto speciale”. Parola di Philomena Lee, ovvero la Philomena dell'omonimo film di Stephen Frears, che ieri ha incontrato in udienza Papa Francesco, insieme alla figlia Jane Libberton, lo sceneggiatore, produttore e co-protagonista del film (al fianco di Judi Dench) Steve Coogan  e Susan Lohan, Adoption Rights Alliance. Proprio questa associazione sostiene Philomena Project, lanciato il 24 gennaio scorso in Irlanda da Philomena Lee e dalla figlia con una triplice mission: aiutare le donne come Philomena a cercare i figli che gli sono stati strappati per essere dati in adozione; assistere i bambini adottati ormai adulti, soprattutto quelli che sono stati portati negli Stati Uniti, a ritrovare le loro madri, padri e famiglie allargate naturali; organizzare una campagna di sensibilizzazione per l'apertura degli archivi attraverso azioni di lobbying sui politici irlandesi e sugli organismi internazionali quali l'ONU. Dopo l'udienza, la signora Lee, Coogan e gli altri hanno assistito alla visione del film in Vaticano insieme a monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, e monsignor Guillermo Javier Karcher, segretario privato di Papa Francesco: ”Si sono divertiti, commossi e hanno riso alla battute – dice Coogan – e monsignor Sanchez ha sottolineato come il perdono e la serenità di Philomena riflettano appieno il messaggio di Papa Francesco”. “Non solo il coraggio del perdono, oggi la Chiesa – prosegue Coogan – non vuole più nascondere colpe e problemi, ma ammetterli e riconoscerli: vuole cambiare atteggiamento sugli scandali, ha un atteggiamento di maggiore apertura e onestà rispetto al precedente oscurantismo e occultazione. Con Francesco al Chiesa accetta le critiche, le considera costruttive, fatte da amici, non avversari contro cui trincerarsi: non si sente più assediata. E Philomena è il simbolo del perdono e della riconciliazione”. Inoltre, “Sanchez – conclude Coogan - non s'è detto d'accordo con le critiche al film (“anticattolico”) di alcuni esponenti della Chiesa americana”.Se “il film è molto fedele alla mia storia, a parte per il viaggio negli Usa che non ho fatto”, Philomena ricorda come “in convento ci costringessero a cambiare nome – il mio era Marcella – per cui oggi non saprei nemmeno come rintracciare le mie vecchie compagne, e così purtroppo devo rispondere ai figli privati di quelle madri che mi avvicinano”. Non solo, prosegue la signora Lee, “era tale la vergogna che provavamo per essere rimaste incinte che ci tenevamo le cose per noi, senza confidarciCalcola Susan Lohan, Adoption Rights Alliance, che siano 60mila le donne coinvolte nel sistema delle adozioni forzose, ma “oggi sono invisibili, perché uscite dal convento spesso si sono rifugiate in Gran Bretagna e mai hanno parlato della propria esperienza. Ma non sono loro a doversi sentire in colpa, bensì al vergogna deve essere del sistema e del governo irlandese”. Viceversa, Philomena ritiene il Vaticano responsabile per quanto le è accaduto? “All'epoca ero una ragazza, non sapevo nulla delle gerarchie ecclesiastiche, oggi non ce l'ho con il Vaticano, non ho alcun risentimento”. E la signora Lee conclude: “Mi sono sentita colpevole per tutta la vita, per 50 anni il senso di colpa non mi ha abbandonato, ma quando ieri ho incontrato il Papa mi sono sentita finalmente libera”.