"Questo film è necessario per un discorso di continuità, anche con i miei figli e con i figli dei miei figli. Per tenere viva la memoria del nonno, quello che faceva. Sentivo fosse necessario mantenere in vita il suo studio, come credo fosse indispensabile realizzare questo documentario. Che poi sia anche proiettato e diffuso è fantastico".
Parola di Robert De Niro, che oggi al MAXXI di Roma incontrerà il pubblico (alle ore 17.00 e alle ore 19.00, evento organizzato dalla Fondazione Cinema per Roma) per presentare Remembering the Artist Robert De Niro, Sr. (il 28 dicembre alle ore 21.10 in esclusiva per l'Italia su Sky Arte HD), documentario diretto da Perri Peltz e Geeta Gandbhir che in 40' racconta la vita e l'opera del padre del celebre attore.
Apprezzato pittore figurativo nella New York del secondo dopoguerra, De Niro Sr. non ottenne però mai il meritato successo: dopo i riconoscimenti dei primi anni (compresa l'esposizione del 1945 presso la Art of This Century di Peggy Guggenheim), l'opera del pittore venne messa in ombra dall'avvento di nuovi movimenti come l'Espressionismo astratto americano e la Pop-Art warholiana. "Il fatto che in vita non abbia ottenuto grandi riconoscimenti credo dipenda da una combinazione di cose: in ogni campo si può essere davvero bravi ma non necessariamente poi arriva il successo che pensi di ottenere. Mio padre lo ebbe dai suoi pari, ma non nei termini che forse sperava", dice De Niro, che nel corso degli anni si è sempre adoperato per onorare l'opera e la memoria del padre: "Il mio amore per la pittura ammetto che sia molto di parte, nel senso che possiedo solo i suoi quadri e li espongo in ogni luogo possibile, dalla casa dove vivo ai locali che possiedo", racconta ancora l'attore, che nel documentario legge anche alcuni passi dei diari di suo padre: "I diari nella loro interezza ancora non li ho letti. I realizzatori del documentario mi hanno chiesto se fossi disposto a leggere alcuni passaggi e ho accettato, il resto forse lo leggerò più avanti. Magari i miei figli li leggeranno prima di me...".
Anche attraverso inedite immagini di famiglia, interviste con l'artista e con altri esponenti del mondo dell'arte, il film narra la breve ascesa e il successivo declino di De Niro Senior, le speranze e le frustrazioni dell'artista, frammenti di vita privata, come il breve matrimonio con la pittrice Virginia Admiral e la nascita del figlio Robert, accennando anche all'omosessualità mai apertamente confessata. "Non ne sapevo nulla da ragazzino, l'ho scoperto da adulto magari sentendo ogni tanto qualche accenno di mia madre. In fondo mio padre non me ne ha mai parlato, era una cosa che viveva in modo molto conflittuale", spiega De Niro, che verso la fine del documentario accenna anche ad un profondo senso di colpa personale per quello che riguardò la malattia del padre, morto per un tumore alla prostata il giorno del suo 71esimo compleanno, nel 1993: "Quando andammo dal medico ricordo che non fu molto delicato nel descriverci la malattia. Mio padre era terrorizzato, anche per questo forse rifiutò di presentarsi ai successivi appuntamenti. Il rimpianto che ho è quello di non aver insistito con forza affinché tentasse in tutti i modi di affrontare la malattia... Chissà, forse oggi sarebbe ancora qui con noi". Una sorta di "risarcimento", dunque, che l'attore ancora non sa se estendere in altri ambiti, magari interpretandolo in un film che ne racconta la vita? "Mi hanno chiesto di provare a scrivere un'opera teatrale su mio padre, ma davvero non saprei...".