Cinque film e cinque incontri con autori e tecnici per aprire con i mestieri del cinema, in carcere - e poi alla Casa internazionale delle Donne e con progetti nelle periferie - un dialogo oltre la devianza e il disagio della reclusione e della miseria, offrendo, per cominciare, ai più giovani detenuti l’occasione per avvicinarsi a un mondo che può rappresentare una strada sulla quale crescere verso una concreta possibilità di reinserimento. È il progetto e l’obiettivo di Fuori le Ali, che si apre il 24 Aprile prossimo nell’Istituto Penitenziario Minorile di Airola (BN) inaugurando la sua prima stagione di iniziative.

Fuori le Ali è l’associazione culturale creata da Silvia Scola e Marta Rizzo che offrirà agli ultimi della società l’occasione di conoscere i mestieri cinematografici attraverso la tradizione di qualità del grande cinema italiano. Un’iniziativa che nasce nel nome di Ettore Scola, con il CSC-CN e Scuola Gian Maria Volonté; con cineasti indipendenti sensibili all’impegno sociale e civile; con il Ministero di Giustizia e magistrati; con Amnesty International e Cinemovel, con Libera contro le Mafie, soltanto per citare alcuni partners. In questo primo appuntamento - dal 24 Aprile al 29 maggio prossimi, ad Airola (BN)- all’interno del progetto Il Palcoscenico della Legalità dell’Associazione CO2 di Giulia Minoli e Giulia Agostini - Fuori le Ali porta cinque titoli storici del cinema italiano, che offriranno spunti di discussione, approfondimento, ma anche ironia, ai difficili reclusi minorenni di Airola: con Marta Rizzo e Silvia Scola, ci saranno i registi Daniele Vicari, Wilma Labate, Mimmo Calopresti e Antonio Falduto; il maestro del montaggio italiano Roberto Perpignani e la docente del CSC e montatrice Annalisa Forgione; Il magistrato Giacomo Ebner; il direttore della fotografia e docente della Scuola Volonté Gherardo Gossi; un giovane neo diplomato del CSC. La novità di Fuori le Ali sta nel portare due diverse professioni del cinema abbinate tra loro in un unico incontro con i detenuti, per rendere chiaro come il film sia il risultato di molti mestieri diversi e amalgamati. A concludere le conversazioni tra professionisti e giovani detenuti, di volta in volta, verrà proposto un grande film della Commedia Italiana: Ricomincio da tre (Massimo Troisi, 1981), Amici miei (Mario Monicelli, 1975), Il sorpasso (Dino Risi, 1962), C’eravamo tanto amati (Ettore Scola, 1974), La banda degli onesti (Camillo Mastrocinque, 1956).

Perché quest’iniziativa? Spiegano Silvia Scola e Marta Rizzo: “In un momento storico-politico in cui l’Italia appare quanto mai priva di attivismo concreto e di impegno progressista, e in una stagione in cui il silenzio degli intellettuali fa patire più che mai l’assenza di voci come quelle di Pier Paolo Pasolini, Antonio Pietrangeli, Elio Petri, Marco Ferreri, Fuori Le Ali vuole unire le forze di questo paese perché: ‘ Il fatto che le cose non cambino, non trovino una soluzione, o una evoluzione positiva è il segno della sconfitta che tutta la società paga’ diceva Ettore Scola. Cineasti, personalità impegnate nella lotta alle disuguaglianze e alle ingiustizie, intellettuali e professionisti dello spettacolo, allo scopo di portare i mestieri del cinema dove diritti civili e dignità personali sono limitati o negati. Nei luoghi di disagio sociale, fisico, psicologico. Insomma, ai margini: dalle carceri minorili, dove si comincia, alle periferie, agli ospedali”.

 

Fuori le Ali, nata nel novembre scorso e ora pronta a entrare in azione, intende far conoscere il cinema non come arte inarrivabile e privilegiata, ma come lavoro collettivo, artigianale, dove l’oggetto d’arte, il film, è frutto di mestieri diversi e peculiari, concertati tra loro. Scrittura, regia, recitazione, fotografia, scene, costumi, trucco, parrucco, montaggio, suono, musica.  Tutti dentro le carceri minorili di Airola e Roma; e poi alla Casa Internazionale delle donne; e con progetti nelle scuole di periferia, negli ospedali e, se si potrà, anche nelle case famiglia, nei centri antiviolenza e di accoglienza... Per testimoniare, se non per realizzarle e percorrerle, l’esistenza di nuove strade e soluzioni oltre la devianza, il dolore, il disagio mentale, fisico, psicologico, sociale.

 

L’associazione culturale FUORI LE ALI per il Cinema nel sociale

Ideata da Marta Rizzo e Silvia Scola, Fuori Le Ali ha trovato la sua definizione grazie al contributo imprescindibile di Giuliano Montaldo, Roberto Perpignani, Daniele Vicari, Mimmo Calopresti, Wilma Labate; del CSC-Cineteca Nazionale e di Felice Laudadio, di Annalisa Forgione; degli allievi e dei docenti del CSC e della Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volonté; del SNGCI con Laura Delli Colli; di Amnesty International Italia con Gianni Rufini; del Ministero della Giustizia con il magistrato Giacomo Ebner; di Francesco Bruni, Antonio Falduto e del giovane divoratore di cinema Fabrizio Ciavoni; della Regione Lazio; di Agis Scuola e di APT - Associazione Produttori Televisivi - ; di Cinemovel di Libera contro le Mafie; dell’IRIAD -Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo; della consulenza legale dell’avv. Natalia Paoletti. Il Consiglio dei Garanti è composto da: Altan, che ha ideato e regalato il logo all’Associazione, Gigliola Scola, Lidia Ravera, Luciana Castellina, Dacia Maraini, Giuliano Montaldo, Paolo Taviani.  Tutto questo, nel nome di Ettore Scola, al quale Fuori le Ali s’ispira e a lui è dedicata, nonostante la sua rivendicazione di “diritto all’oblio” che però non possiamo garantirgli, perché il cinema continuerà sempre a parlare con lui e di lui.

Le parole di Fuori le Ali

“Anch’io – dice Giuliano Montaldo – apro le ali con questi amici, per volare insieme agli esclusi verso il sogno, per un mondo di tolleranza e amore”.

“C'eravamo tanto aLati - aggiunge Giacomo Ebner, magistrato del Dipartimento Minorile e di comunità del Ministero della Giustizia . Cosa accade se due piccole grandi donne, Silvia Scola e Marta Rizzo, riescono a mettere assieme un gruppo di professionisti del cinema, dell'impegno civile e intellettuali di altissimo livello? Lo scopriranno presto i minori del carcere di Airola (BN) e poi quelli del penitenziario minorile di Casal del Marmo (Roma). I ragazzi avranno l'occasione di sognare attraverso il cinema e anche di tirare "fuori le ali" e di imparare un mestiere legato al mondo della pellicola. Noi del Ministero della Giustizia non potevamo non accogliere questo progetto con entusiasmo e curiosità. Non vediamo l'ora che il film inizi”.

Un calendario di impegni

Fuori le Ali; andrà nell’IPM (Istituto Penale Maschile e Femminile per Minorenni) di Casal del Marmo a Roma, dove, tra il mese di giugno e il mese di luglio 2018, porterà le maestranze e i professionisti del cinema tra i ragazzi, con incontri settimanali specifici per ciascuna competenza della settima arte. Giovani tra i 14 e i 25 anni che vivono in reclusione dopo aver commesso reati che, evidentemente, li precedono per (in) cultura, degrado, disperazione. Ragazzi provenienti da luoghi di povertà e guerre come l'Africa del nord; o da culture complesse come quella Rom; da quella parte d’Italia più povera, emarginata, violenta e abbandonata, che rimane tragicamente nascosta tra le pieghe della società. Fuori le Ali parteciperà poi alla programmazione dell’Estate Romana della Casa internazionale delle Donne con il film Io la conoscevo bene (1965, regia di Antonio Pietrangeli; scritto da Ettore Scola e Ruggero Maccari). Sarà anche l’occasione per approfondire una collaborazione futura con la Casa Internazionale delle Donne e con tutte quelle realtà a essa legate che si occupano di difendere, sostenere e combattere per la tutela delle donne e dei loro diritti.

Il grande cinema italiano, una lezione di storia e di civiltà

L’Associazione, nei suoi primi appuntamenti negli IPM, darà modo a giovani detenuti di venire in contatto con il grande cinema italiano, attraverso film quali La banda degli onesti, Il Sorpasso, C’eravamo tanto amati, Amici miei, Ricomincio da tre. E a conclusione di questo breve percorso formativo, l’incontro tra i detenuti e Antoine Doinel, il giovane protagonista sofferente e ribelle de I 400 colpi di François Truffaut, da proiettare a chiusura della manifestazione.Altri progetti di Fuori le Ali, riguardano le periferie romane, i centri antiviolenza, gli ospedali.