(Cinematografo.it/Adnkronos) - La Mostra del Cinema di Venezia lo premia quest'anno con il Glory to the Filmaker Award ma per il regista iraniano Amir Naderi la presenza al Lido quest'anno ha un significato particolare: alla mostra presenta infatti fuori concorso Monte, il suo primo film girato in Italia con attori italiani. "Sono molto onorato e felice di questo premio -dice- soprattutto con questo film che ha coinvolto tante persone italiane. Il fatto che abbia deciso di girare in Italia non è affatto casuale ma il frutto del mio amore per il cinema italiano, che conosco molto bene, e per questo paese. Questo film è anche un po' un omaggio: ad un certo punto ho sentito che qualcosa dall'Italia mi chiamava e forse era proprio il luogo dove è stato girato il film. Un luogo molto evocativo, una montagna con cui sono entrato in connessione".

Monte è ambientato nel tardo medioevo su una montagna delle Dolomiti, la cui ombra rende impossibile la vita ad Agostino (Andrea Sartoretti) e a sua moglie Nina (Claudia Potenza). Ma il protagonista non vuole lasciare quel luogo convinto che le sue radici non possano tradirlo. Così resta e intraprende una impresa titanica. Nei film di Naderi la sfida è l'essenza della vita e il regista ci spiega che questa visione gli viene dalla sua infanzia di ragazzo orfano cresciuto in strada. "Anche in questo film il fulcro è che un uomo quando è messo alle strette può riuscire a fare comunque qualcosa di straordinario. Mi piace spingere i personaggi al limite in questo senso, sull'orlo del baratro, proprio per mostrare come l'uomo sia capace di trovare le risorse per fare qualcosa che sulla carta è impossibile", spiega il regista che applica questa filosofia anche ai suoi attori. "In questo film abbiamo girato tutto a oltre 2000 metri di altezza, in condizioni davvero dure. Ma ho chiarito subito a tutto il cast che questo era parte della sfida che dovevamo ingaggiare tutti insieme".

C'è una nota particolarmente amara però per Naderi in questa trasferta veneziana: è l'assenza di Abbas Kiarostami, il grande maestro del cinema iraniano scomparso nel luglio scorso, suo grandissimo amico. "Per me non è morto perché è ancora vivissimo in me. Ma la sua assenza mi fa arrabbiare. Il nostro rapporto era fatto di amore, gelosia, confronto e scontro ed ora è come se il mio ring fosse vuoto. Sono arrabbiato perché non ho più il mio sparring partner con cui confrontarmi sul cinema. Eravamo molto diversi: io un orfano e lui invece veniva da una famiglia molto numerosa e benestante. ma il nostro rapporto si nutriva di questa differenze", sottolinea.

Lei ha raccontato che Kiarostami la invitava a tornare in Iran: perché non ha mai seguito il suo consiglio? "Lui era molto sensibile e voleva che tornassi in Iran perché temeva che mi perdessi, che non riuscissi a realizzare i miei film. Me ne ero andato quanto in Iran ero all'apice della mia carriera. Ma questo non ha nulla a che vedere con la politica: io amo il mio paese. Ma la mia ambizione umana, che era quella di fare altri film in altri luoghi, mi ha portato a fare questa scelta. Alla fine se ne convinse anche Kiarostami, che dopo una decina d'anni mi disse: 'Sai Amir, credo che anche io dovrei fare dei film all'estero'... Comunque in ogni proiezione di 'Monte' ci sarà una sedia vuota per lui ", aggiunge.

Dello stato di salute del cinema iraniano, Naderi è molto orgoglioso: "Attualmente è una delle miglior cinematografie. Ci moltissimi nuovi registi, spuntano come funghi. Penso che questo sia anche il frutto del lavoro fatto da una generazione precedente di cineasti: Karostami in primis e tanti altri. In minima parte credo di aver contribuito anche io", ride. "Sono stati seminati germi di un cinema nuovo, molto moderno, e i registi italiani continueranno a sorprendere il mondo".

Nonostante abbia già fatto capire che non parla volentieri di politica per paura di essere strumentalizzato, proviamo a chiedergli cosa pensi del modo in cui la società occidentale stia affrontando la questione islamica, dall'integrazione dei migranti alle polemiche sul burkini in spiaggia,  fino al terrore dell'Isis. Ma la risposta è netta: "Mi ascolti bene: io non mi soffermo su questo cose. Non ci penso. Per me sono sciocchezze. Io penso alla mia arte, a cosa raccontare nel mio prossimo film e a come realizzarlo. Punto", conclude.