“I riots di Londra? E' uscito in quel periodo, per questo lo si è connesso. Ma le rivolte ci son sempre state: vivo ancora a South London, e ne ho vissute quattro, a 11, 15, 20 anni, ma questa è stata la più grande, grazie alla tecnologia. Dal flashmob al flashrob, me il problema è vero: i giovani vogliono richiamare l'attenzione, perché si sentono disconnessi, senza opportunità”.
Così il regista Joe Cornish, che dopo l'anteprima a Locarno porta in concorso a Torino - e prossimamente in sala con Filmauro - la sua opera prima, Attack the Block, uno sci-fi ambientato nella periferia londinese con una gang di irresistibili teppistelli guidati da Moses alle prese con degli alieni, dei mostri simil-canini con pelo nero, senza occhi e dalle fauci luminose.
“Mi sarebbe piaciuto avere più soldi, perché è un film molto ambizioso”, confessa Cornish, e sottolinea come le sue creature non siano interamente digitali: “Da film fan, non le trovo convincenti, ma poco fisiche e spesso molto simili: Super 8, Battle L.A., qual è la differenza? Qui c'è un mix di digitale e practical, saltano, sfondano le finestre, attaccano i ragazzini, sono molto più reali e dentro la loro tuta c'è un uomo. Diciamo che sono mostri Old School”. E il film low-tech e low-budget: “Costa come un paio di scarpe di Bruce Willis, 8 milioni di sterline”, scherza Joe, che ha incassato anche il plauso del pubblico Usa e, di conseguenza, molte sceneggiatura in visione: “Ma non ho ancora scelto, e anche Ant-Man (l'unico degli Avenger a non aver avuto ancora una trasposizione, NdR) lo scriverò senza dirigerlo”.
Tra le fonti di ispirazione per Attack the Block, il neo-regista, commediante televisivo e sceneggiatore (Le avventure di Tintin, con i suoi “eroi Spielberg e Jackson”) cita il linguaggio, “la terminologia peculiare a ogni sci-fi, come anche Arancia meccanica”, il British Realism di Ken Loach e Mike Leigh, “la combinazione di realismo e fantasy di E.T.I Goonies e Carpenter”, nonché tesse le lodi di Dario Argento, Pasolini e Bertolucci e affida a Polanski la missione di girare un horror sulla crisi: “Ve lo immaginate, tra Goldman Sachs e sette sataniche?”.