“Il nostro Mussolini fa paura non perché possa riportare il fascismo in Italia, ma perché torna in un paese che è già populista, anche per responsabilità del sistema dei media”. Parola di Luca Miniero, che il 1° febbraio su 400 schermi targati Vision Distribution porta in sala Sono tornato, scritto con Nicola Guaglianone a partire dal tedesco Lui è tornato diretto da Davis Wnendt, interpretato da Massimo Popolizio nella divisa del Duce Benito Mussolini.

Nel cast anche Frank Matano, Stefania Rocca e Gioele Dix, dopo 80 anni dalla sua morte Mussolini torna in vita, ritrova Roma e ancora “un popolo di analfabeti”: casualmente filmato dal giovane documentarista Andrea Canaletti (Matano), diverrà il protagonista di un tv show, buono per riconquistare il Paese…

“Il film parla di noi, non di Mussolini, ricordiamo una frase di David Mamet per cui non esiste una seconda chance, ma la possibilità di fare lo stesso errore due volte… Un personaggio così ci mette di fronte alle nostre mostruosità: non è lui, ma siamo noi a fare paura”, dice Guaglianone.

Sulla stessa lunghezza d’onda, Miniero sottolinea come Mussolini non fosse “un demonio come Hitler, ma un para-demonio. Noi non vogliamo giudicarlo, il film ti tira dentro, ma non è apologia del fascismo: mi sottraggo all’accusa di aver tenuto un atteggiamento tenero nei suoi confronti. Il Duce fa parte del nostro paesaggio morale, e questo è difficile da sopportare”.

Rincara la dose Guaglianone, “come è entrato Mussolini nel nostro immaginario? Come hanno fatto a innamorarsi di lui gli italiani? Il suo vero superpotere era il consenso popolare: se Hitler puntava ideologicamente sulla razza superiore, Mussolini  ha sfruttato l’ondata dell’antipolitica, con argomentazioni molto più popolari, tese ad esaltare l’italianità”.

Sul rimando all’oggi, in vista delle elezioni del 4 marzo, il regista osserva: “Mussolini gira molto in campagna elettorale per farsi pubblicità, la sua eredità è molto più forte di quella di Hitler, è il populismo, è lo sfruttamento dei media. Mussolini è un personaggio giudicato sempre con indulgenza, non c’è tabù, come è per Hitler, nei suoi confronti”.

D’accordo Popolizio: “Hitler è il male, viceversa, Mussolini è imitato da tutti. Il rischio era di farne un film italiota, la trappola della parodia, della macchietta, qualcosa di non credibile. Qui c’è un personaggio vero in una situazione assurda: i tedeschi sono schifati di Hitler, da noi vogliono fare i selfie con Mussolini”.

Aggiunge Matano, “gli italiani nutrono una profonda nostalgia per un periodo storico mai vissuto, mi impressionano coetanei che pensano la soluzione sia quella, che non intendano come la dittatura non sia la cosa giusta”.

Conclude Miniero, “il nostro Mussolini è l’emblema del populismo, non dice niente, non propone mai una soluzione, è molto più simile a noi, rispetto a Hitler…”.