La promessa fatta mesi fa da Müller, di fatto, è stata mantenuta: "Porteremo al Festival 60 film in anteprima mondiale". In realtà saranno 59, sparse tra concorso (13 film + 2 a sorpresa, "da proteggere, perché provenienti da paesi dove la censura è ancora molto violenta") fuori concorso, CineMaxxi e Prospettive Italia: "In 4 mesi e mezzo di lavoro, senza volere né poter ragionare troppo su cambiamenti strutturali, abbiamo cercato di apportare le prime modifiche ad una programmazione che sia il primo passo di una progettualità più a lungo termine", spiega Müller. La settima edizione del Festival di Roma (9-17 novembre), la prima sotto la guida dell'ex direttore della Mostra di Venezia, si svela così nei numeri ("12 milioni di euro il budget, 4 dei quali messi a disposizione dai soci fondatori, il resto da recuperare con gli sponsor", come dichiarato dal Presidente Paolo Ferrari) e nella forma: "Il risultato è arrivato grazie al lavoro di una squadra aggueritissima - prosegue Müller - che, oltre a visionare più di 1500 film, ha cercato di considerare i gruppi di spettatori potenziali non come una risposta scontata, ma come una domanda sempre rinnovata". Spettatori e addetti ai lavori che, come già annunciato nei giorni scorsi, potranno assistere alla prima mondiale del nuovo film di Walter Hill (premiato con il Maverick Director Award), Bullet to the Head, alla presenza del regista e del protagonista Sylvester Stallone, nonché al nuovo lavoro in 3D della DreamWorks Animation Le 5 leggende: "A dimostrazione che anche se in poco tempo abbiamo comunque già intrecciato i primi rapporti con gli studios e le major hollywoodiane", dice ancora Müller. Che si schermisce di fronte a chi gli chiede, programma alla mano, se non saranno troppo poche le star attese sul red carpet capitolino: "All'Auditorium verranno tutti i registi e i cast dei film selezionati, dai protagonisti del film di Roman Coppola (A Glimpse Inside The Mind of Charles Swan III, con Charlie Sheen e Bill Murray, ndr) a quelli di The Motel Life dei fratelli Polsky (Stephen Dorff, Emile Hirsch, Dakota Fanning, Kris Kristofferson, ndr), un remake lisergico di Mary Poppins, fino alle star francesi di Populaire (Romain Duris e Bérénice Bejo, ndr), che ospitiamo fuori concorso. E poi chi l'ha detto che le star sono solo quelle hollywoodiane?". Anche se è proprio da lì che Müller anticipa arriverà una sorpresa, il tanto atteso Django Unchained di Quentin Tarantino: "Non posso dire di più, ma vi assicuro che Django calcherà le assi del palcoscenico dell'Auditorium": tradotto, e ancora rimanendo nel campo delle ipotesi, potrebbe significare che il regista e il cast del film arriveranno a Roma a ridosso dell'uscita italiana (prevista a gennaio 2013) e che sarà organizzata una speciale anteprima proprio all'Auditorium, "patrocinata" dal Festival stesso. Segnando in questo modo il primo significativo passo nel percorso di "presenza annuale" che Müller vorrebbe il Festival mantenesse nella città eterna: "Il mio sogno sarebbe fare per dieci giorni il tappeto rosso a Piazza Barberini", aveva detto in precedenza il direttore, tornato a Roma dopo 22 anni, fortemente voluto alla guida del Festival dal sindaco Alemanno e dal (già) Presidente della Regione Lazio, la dimissionaria Renata Polverini. "Quello che è successo a livello politico negli ultimi giorni non ha minimante influito sul nostro lavoro, né in termini progettuali tanto meno in termini economici: i film e le delegazioni straniere che vengono al Festival viaggiano a spese proprie", spiega il direttore, che poi torna ad illustrare un po' più da vicino il lavoro svolto in sede di selezione: "Mi sarei sentito male se avessi pensato ad un sistema di gemellaggi vertente a comporre un mosaico per linee tematiche, poi è ovvio che ci siano degli elementi che si rincorrono, si ritrovano come in una poesia. Le linee del programma sono in rapporto tra di loro come le onde del mare, simili una all'altra ma soltanto in apparenza". Programma che, sempre con un occhio ai numeri, prevede 14 lungometraggi tra opere prime e seconde (5 in Concorso, 2 Fuori Concorso e i 7 film di Prospettiva Italia): "Non è una questione ideologica, ma il segno di una vitalità a cui non potevamo non dare risalto", conclude Müller. Che in ultimo accoglie l'accorato appello di Pietro Valsecchi, presidente della Taodue film, sul fatto che i Festival dovrebbero anche servire per affrontare delicate tematiche quali l'attuale crisi in termini di incassi per quello che riguarda il cinema italiano: accanto a lui, i soliti idioti Francesco Mandelli e Fabrizio Biggio, che insieme a Camilla Nesbitt, Sabrina Ferilli, Mario Gianani e Alessandra Mammì faranno parte della giuria presieduta da Checco Zalone che assegnerà il premio "La Telecamera d'oro italiana" destinato alle migliori opere prime e seconde del Festival, premio istituito dallo stesso Valsecchi insieme a Camilla Nesbitt.