La sala stracolma del Massimo 3 è stata la migliore dimostrazione di come si possa fare cinema divertente, godibile e intelligente seppure disponendo di mezzi limitati. La storia raccontata da Ivan Cardoso in Un lobisomen na Amazonia (Un lupo mannaro in Amazzonia), non ha in sé nulla di nuovo, ma possiede una vitalità e una freschezza tali che è difficile non rimanerne coinvolti. Vedere in una sola volta il dottor Moreau (grande Paul Naschy!), un lupo mannaro, la regina delle Amazzoni (e questo era quasi d'obbligo) e un redivivo Monsieur Opale di renoiriana memoria, è davvero un avvenimento straordinario. Se poi tutto è condito da ironia e autoironia il risultato non può che essere una platea divertita e osannante. Tra il pubblico, particolare da non sottovalutare, Joe Dante e, soprattutto, John Landis. E' a loro che all'inizio della proiezione si è rivolto un umilissimo Cardoso, quasi incredulo che la sua opera potesse essere sottoposta a cotanto giudizio. E John Landis, che in quanto a Lupi mannari ha già abbondantenmente dato, si è portato da Chicago una bellissima Donna Cervo (Deer woman), che nel pomeriggio torinese è andata ad arricchire la già ricca teoria di mostri presente al festival. Una donna cervo dalla cintola in giù e donna, bellissima, per quello che resta. E, credeteci, non è davvero poco.