La 25° edizione del Torino Film Festival (23 novembre - 1 dicembre), diretto da Nanni Moretti sotto l'egida del Museo Nazionale del Cinema, dedicherà due personali complete a John Cassavetes e Wim Wenders, autori fondamentali nel panorama del cinema indipendente. Con Shadows (1959-1961), suo debutto registico, nasceva il mito di Cassavetes e insieme ad esso un linguaggio rivoluzionario che, poggiante su un'estetica libertaria, faceva a pezzi la magnifica menzogna della macchina hollywoodiana di fine anni '50. I suoi capisaldi sarebbero stati: intimismo e quotidianità nella scelta dei soggetti, un copionecanovaccio aperto alle improvvisazioni attoriali e a quelle della macchina da presa mobilissima e nervosa, creazione come "fatica" collettiva, centralità dell'attore, emersione di emozioni non addomesticate. La retrospettiva che il TFF dedicata a John Cassavetes - curata da Jim Healy ed Emanuela Martini- proporrà la versione integrale di tutti i film diretti dall'autore, la serie televisiva Johnny Staccato, gli episodi di Colombo di cui fu interprete o regista, un'ampia selezione delle sue interpretazioni cinematografiche, e sarà accompagnata da un volume di saggi e testimonianze sul suo ruolo nel panorama del cinema indipendente internazionale, sulle "eredità" che ha tramandato ai cineasti successivi, sul suo metodo di lavoro. A metà dei Settanta la rinascita del cinema tedesco era nel pieno; accanto a Wenders allora trentenne lavoravano tra gli altri Alexander Kluge, Rainer Werner Fassbinder, Werner Herzog, Margarethe von Trotta; ma fu la sua "trilogia della strada" (Alice nelle città, Falso movimento, Nel corso del tempo) a sovvertire per sempre il nostro immaginario, proponendo una sorta di "primo sguardo" innocente, potentemente simbolico, sui paesaggi on the road còlti dal finestrino di un'auto o di un treno in corsa. Davanti alla sua cinepresa scorreva tutta la Germania delle contraddizioni, delle divisioni, dei sensi di colpa e dei bisogni di fuga, un Paese fatto di anime in mutazione, una ricerca esistenziale e iconografica che non poteva non tener conto delle immagini sedimentate da sguardi antecedenti; poi saranno i panorami americani e di altre zone del mondo. Presidente dell'European Film Academy, Wenders compie quest'anno 40 anni di cinema; ma riflettere oggi sull'autore significa confrontarsi con quattro decenni di cultura che Wenders, fortemente consapevole dello smussarsi dei confini geografici e culturali, ha sovrapposto e mescolato all'immagine in movimento: la letteratura, la fotografia, la musica, la moda, gli Improved Sound Limited, Bono e Leonard Coen, la musica cubana, Ozu e Yamamoto, Peter Handke, Sam Shepard e Patricia Highsmith. La retrospettiva, curata da Stefano Francia di Celle e organizzata con il contributo dell'autore e dei suoi collaboratori, presenterà l'opera completa di Wenders e sarà accompagnata da un volume di documentazioni e testimonianze. Entrambi i volumi delle retrospettive saranno editi da Il Castoro.
Accanto alle tradizionali, e già annunciate, sezioni competitive - Concorso internazionale lungometraggi, Italiana.doc, Italiana.corti, Spazio Torino - due nuove sezioni, "La zona" e "Lo stato delle cose", si aggiungono quest'anno alle proposte Fuori concorso e agli omaggi. "La zona" si propone di esplorare le punte più avanzate e sperimentali della produzione contemporanea, con particolare attenzione alle opere e ai prodotti che, "fuori formato" per durata, tecnologia e linguaggio, non trovano generalmente spazio nella normale diffusione cinematografica o televisiva. "Lo stato delle cose" intende invece individuare e analizzare ogni anno un "momento" particolarmente vitale e ancora inesplorato del cinema contemporaneo; si tratti di una cinematografia nazionale emergente, di un genere che risorge con improvvisa vitalità, di un autore o di una "scuola" ancora sconosciuti nel nostro paese.