+40% di accreditati, +15% di biglietti venduti e +25% di incassi rispetto al 2007, ma il direttore del Torino Film Festival, Nanni Moretti, non risponde alla domanda clou di questa 26esima edizione, ovvero se resterà in carica per il prossimo biennio: "Con Alessandro Casazza e Alberto Barbera (presidente e direttore del Museo del Cinema, NdR) non ne abbiamo mai parlato, lo faremo dalla prossima settimana", dice in conferenza stampa. Un rinnovo auspicato dai vertici del Museo che parrebbe anche avallato dalle forze politiche di Comune, Provincia e Regione Piemonte: "Devo dire che nessun politico mi ha mai fatto richieste, pressioni e rotture di scatole: scontato dal mio punto di vista di ingenuo cittadino, ma assolutamente fuori dalla norma per chi in Italia, come in molti mi hanno testimoniato, ha a che fare con il pubblico". Moretti ha ribadito l'attaccamento al TFF: "In questi due anni, ho messo da parte il mio lavoro di regista e produttore. Quando ho accettato, si pensava lo facessi per vanità, megalomania o narcisismo, ma io volevo semplicemente dare una mano a questo festival, a cui ero affezionato da sempre. Non volevo finisse tra regolamenti di conti, ma che continuasse a vivere, per il cinema italiano e il cinema in Italia. Armando e la politica di Chiara Malta, Il grande progetto di Vincenzo Marra, Signori professori di Maura Delpero e Non ci sarà la guerra di Daniele Gaglianone sono film e documentari di prim'ordine, la polemica sulla mancanza del cinema italiano a Torino è nata da chi ne sa poco". Ironia per chiudere: "A me questo festival è piaciuto moltissimo. Che cosa si potrebbe migliorare? Forse la neve avrebbe potuto arrivare oggi per la chiusura, anziché ieri, ma il principale ha deciso così".