Fahrenheit 9/11 uscirà in Usa il 25 giugno. Il documentario anti-Bush di Michael Moore, vincitore della Palma d'Oro al festival di Cannes, sarà distribuito nelle sale americane grazie a una nuova compagnia fondata dai fratelli Bob e Harvey Weinstein in partnership con le indipendenti Lions Gate Films e la IFC, il Fellowship Adventure Group, definita dallo stesso Moore (parodiando Bush) "la coalizione dei volenterosi". Il regista aveva espresso il desiderio di far uscire il film prima della festa del 4 luglio, quando i cinema vengono letteralmente presi d'assalto dagli spettatori, nella speranza di produrre un qualche effetto sulla campagna elettorale. Fahrenheit 9/11 attacca apertamente il presidente Usa, ipotizza un suo legame con la famiglia di Osama Bin Laden e lo accusa di avere strumentalizzato la tragedia dell'11 settembre (da qui il titolo) per muovere guerra all'Iraq, quando in realtà, dietro alla sua politica estera, ci sarebbero soltanto ragioni economiche e legate al petrolio. "A nome del mio cast di grandi stelle, GW, Dick, Rummy, Condi e Wolfie (ossia Bush e i suoi uomini, n.d.r.) - dice Moore - voglio ringraziare questa incredibile coalizione dei volenterosi per aver deciso di portare Fahrenheit 9/11 alla gente". La versione in DVD del documentario potrebbe invece arrivare a ottobre, in linea con quanto auspicato dal regista, che sperava nell'uscita homevideo prima del voto per la Casa Bianca del 2 novembre prossimo. I fratelli Weinstein - che hanno prodotto Fahrenheit 9/11 con la Miramax - hanno rimborsato alla Disney i 6 milioni di dollari spesi per la sua realizzazione, somma che la Casa di Topolino ha però deciso di devolvere in beneficenza. La Disney, proprietaria del film, aveva rinunciato alla distribuzione per il contenuto fortemente politico di Fahrenheit 9/11 e aveva proibito alla sua controllata Miramax di fare altrettanto costringendo i fratelli Weinstein ad acquistare a titolo personale i diritti del film. Per la campagna promozionale saranno spesi altri dieci milioni di dollari, ma i produttori prevedono per gli incassi cifre da capogiro per un documentario, almeno 100 milioni di dollari. trasformando il film di Moore in una autentica miniera d'oro. Anche i Weinstein hanno fatto sapere che daranno in beneficenza la loro parte di guadagni per evitare l'accusa di voler speculare su un'opera così politicamente schierata.