"Questo film ha rappresentato per me un cammino di ricerca, alla fine del quale ho scoperto che se un Dio esiste, é ingiusto". L'austriaca Jessica Hausner descrive così il suo Lourdes, ad oggi tra i titoli più convincenti passati in concorso al Lido. E'la storia di uno dei tanti pellegrinaggi che ogni giorno fanno tappa nella cittadina francese "detentrice del primato dei miracoli". Una processione di disperati aggrappati alla speranza di una guarigione impossibile. Capita però che l'impossibile accada. Nel film della Hausner succede a Christine, una giovane donna affetta da sclerosi multipla e inchiodata su una sedia a rotelle. La interpreta Sylvie Testud, che si è preparata lavorando con paralitici e fisioterapisti. La sua performance è straordinaria e l'attrice è la prima seria candidata alla Coppa Volpi. Nel film la Testud è l'unica del gruppo di pellegrini a ricevere la presunta grazia del miracolo: una mattina Christine si rimette in piedi provocando la felicità di alcuni tra i compagni di viaggio e l'invidia di molti altri. Ma l'avvenuta guarigione potrebbe anche non essere tale, e il miracolo rivelarsi una tremenda illusione. "M'interessava mettere in evidenza questa ambiguità del miracolo. - dice la 36enne regista, che prima delle riprese ha effettuato diversi sopralluoghi a Lourdes accompagnata da ufficiali e volontari dell'Ordine di Malta - Nel mio film accade qualcosa di miracoloso, che in seguito diventa abbastanza banale. Allora ci si rende conto che questo "miracolo" non racchiude necessariamente una morale o un senso, che forse è soltanto un caso. I cattolici vi scorgono la volontà di Dio, mentre io ne volevo mostrare il carattere ambivalente e quanto sia passeggera la felicità che procura". Il riferimento scontato è Ordet di Dreyer a cui la Hausner ammette di essersi ispirata, anche se il senso dei due film è completamente diverso: Dreyer credeva fermamente nell'imponderabile, mentre la Hausner è più scettica, ma non atea. "Sono stata educata al cattolicesimo - confessa la regista austriaca - e anche se l'esperienza del film ha messo a dura prova le mie convinzioni mi ritengo ancora una credente". Il merito di Lourdes è però quello di non prendere posizione, ma di difenderle tutte: "Non volevo trascurare nessun aspetto del problema e per farlo avevo bisogno di uno sguardo laico e oggettivo". Altro tema affrontato dal film è quello della fine: "Il problema della morte mi ossessionava. Aver conosciuto così tanti malati terminali mi ha aiutato a dare una veste e un corpo alla morte, a materializzarla". Nessun idea sul prossimo progetto in cantiere ("E' troppo presto"), tanta soddisfazione per la partecipazione al concorso veneziano ("a scorrere i nomi in gara, vengono i brividi") e qualche discutibile ipotesi sulla rinascita del sentimento cristiano tra i più giovani, che la stessa Hausner non nega, anche se "prevale una certa morbosità verso le sue componenti più esoteriche, e ad emergere è più uno spirito di rivalsa nei confronti dell'Islam che autentica fede".