“È grazie a Luca Bigazzi che ho aperto anima e corpo alla direzione della fotografia. Feci un corso con lui qualche anno fa, e da quell'esperienza la mia vita è divenuta soltanto luce, composizione, grande bellezza…” Ci trasmette la gioia di una notizia Nicola Raggi, giovane direttore della fotografia originario di Foligno, appena saputo dell'Oscar a La Grande Bellezza, Bigazzi proprio alla fotografia.
Forse potrà così controbilanciare la rabbia: doveva partire per Mahahual, dove si sta avvicinando alla conclusione Cruzando Fronteras, che registra un aumento di presenze importante. Non si è potuto godere quell'atmosfera rilassata, da tutto è più possibile, trasmessaci da Fabrizio Lorusso, qui ancora a presentare, oltre alla Santa Muerte, Le macerie di Haiti. Un colpo di sfortuna l'ha tenuto lontano dal caldo del Mar di Caribe, dove avrebbe dovuto girare un documentario su Mahahual e condurre un taller di cinema, lui che già sta insegnando in un luogo lontano da casa: New York. Perdendo il portafogli, non aveva più con sé la Green Card, vinta alla lotteria, e non è potuto partire. Via Facebook un taxista gli ha però fatto ritrovare tutto: ILoveNY…
Ma come c'è arrivato nella Grande Mela? “Ci sono finito un po' per gioco e tanta fortuna. Era un momento, in cui sentivo che sia economicamente che moralmente l'ineluttabilità del nostro Paese ci stava rendendo vuoti. E spinto dalla mia collega Mariangela Scalzi ho tentato con la borsa di studio della Fondazione Bernardo Bertolucci: avrebbe coperto metà della retta del corso di cinematografia alla New York Film Academy. Mandai i documenti. E dopo qualche mese la notizia: l'avevo vinta. Pensavo di rimanere un anno e poi tornare, ma… Sono ancora qui, dove sento di essere davvero cresciuto, umanamente e professionalmente”. Una storia già sentita, di tanti giovani italiani quasi spinti a volare via. Ma…
“Non mi sono davvero sentito costretto a lasciare l'Italia: ciò che mi rattrista di più è l'affossamento della nostra cultura, che spero risorga presto. Certo, non vedo l'ora di tornare, quando ci saranno delle condizioni positive”. È davvero tutto così diverso da quelle parti? “Più che di possibilità parlerei di riconoscimento, soddisfazione, meritocrazia. Ho avuto la possibilità di conoscere molti studenti, molti registi emergenti, che fanno cinema indipendente. Credo sia questo il cinema: se vuoi una storia vera, toccante, che ti lasci qualcosa dentro, qui puoi trovare pane per i tuoi denti”.
Ci perdonerà se riapriamo la ferita… ma come ha saputo di Mahahual? “Per caso, a dicembre io e la mia dolce metà siamo stati in México, e abbiamo passato gli ultimi giorni proprio lì, da dei vecchi amici. Mi hanno detto del Festival e di girare un documentario. Ovvio, ero interessato: qui il clima, ambientale, e soprattutto umano, sono unici al mondo”. E ora, come andrà a finire? “Luciano Consoli mi aspetta per l'edizione del prossimo anno. Io sono prontissimo. Sempre che lui non cambi idea nel frattempo…”.