Nome: Academy Award; Classe 1928; altezza: 34 cm; peso: quasi 4 Kg; segni particolari: vanta numerosi, quanto poco riusciti, tentativi di imitazione. Certo le sue misure non sono invidiabili, eppure a 81 anni suonati Mr. Oscar può vantare un fisico statuario; la sua particolarissima lega di rame, peltro, nickel, argento e placcatura in oro a 24 carati, resiste all'usura del tempo, e, cosa rara a Hollywood, è riuscito in questa titanica impresa senza subire neppure un ritocchino.In origine era l'Accademy Award of Merits, voluto da Louis B. Mayer come tangibile riconoscimento ai più bravi attori della stagione precedente. Con il passare del tempo, però, tutti presero a chiamarlo familiarmente Oscar, e con questo nome è famoso ancora oggi che ha abbondantemente superato gli "anta". Non si sa bene quando, ma intorno alla fine degli anni '30 il nomignolo si è diffuso con successo: il premio perde l'aura di solenne sacralità e guadagna in simpatia con quel nome dal suono familiare e spiritoso insieme, senza che, tuttavia, si appanni la sua qualità di riconoscimento ambitissimo.La paternità del premio è materia controversa. Con certezza si sa che è stato disegnato da Cedric Gibbons e forgiato dallo scultore Goerge Stanley, quanto alla scelta del patronimico, con il quale è famoso in tutto il mondo, poco si conosce. La leggenda vuole che una segretaria dell'Academy, guardando la statuetta, abbia notato un'incredibile somiglianza con suo zio Oscar, ma anche un tale Sidney Skolsky ne rivendica la creazione avendogli attribuito la battuta: "vuoi un sigaro, Oscar?", sentita in un celebre spettacolo di varietà. Pare che la statuetta, vista di spalle, somigliasse incredibilmente anche al primo marito di Bette Davis, Oscar appunto, la quale diventa così un'altra pretendente sull'attribuzione del soprannome. Comunque poco importa da dove venga, perché di strada ne ha fatta tanta: la consegna dei premi Oscar è molto più di un semplice fenomeno di intrattenimento, è diventata un mastodonte dello star-system che fagocita diversi milioni di telespettatori.In questi anni si è moltiplicato, camuffato, accorciato e allungato, però è riuscito a non essere mai uguale a se stesso. Nel 1937 Edgar Bergen ne ha portato a casa uno di legno con la mandibola mobile per aver creato il personaggio di Charlie MacCarthy. L'allora giovanissimo Mickey Rooney, invece, ha vinto un oscar in miniatura e sette piccolissime statuette hanno affiancato quella a dimensione naturale assegnata a Walt Disney per Biancaneve. Gli Academy Awards sono un riconoscimento ambitissimo, non da tutti però, se si considerano i divi che si sono ribellati alla nomination e alla vittoria - Von Stroheim e G.B. Shaw - o che, come Marlon Brando, hanno preferito non ritirare la statuetta.In caso di rifiuto l'Oscar viene rispedito alla fabbrica, dove si provvede alla fusione per evitare che finisca sul mercato clandestino. Ne sa qualcosa Alice Brady, la quale, bloccata nel traffico da un incidente, non ha mai visto la sua statuetta poiché uno spudorato signore si presentò a ritirare il premio al suo posto. Non sono rimasti molti quelli che riescono a confezionare un manufatto tanto particolare. Alla R.S. Owens di Chicago ci vogliono 12 persone e circa 20 ore per dare vita ad una statuetta. Ogni anno, da questa fabbrica, escono tra le 50 e le 60 statuette. I mesi precedenti alla premiazione sono certamente i più densi di eccitazione, ma qui si lavora ininterrottamente e si riparano gli Oscar che qualche solerte cameriera è riuscita a corrodere con prodotti lucidanti.La regola d'oro di Hollywood che bandisce ogni imperfezione vale anche per il nostro, in caso di errore finisce nel secchio. Ma in che modo arrivano dalla ventosa Chicago alla Città degli Angeli? Come ogni celebrità che si rispetti viaggiano in incognito, chiusi in anonimi pacchi delle dimensioni di una scatola da scarpe, percorrendo le centinaia di chilometri di una tratta mitica – quella della route 66 - per la storia americana e la beat generation. Poi, dopo un'unica, indimenticabile sera Mr. Oscar andrà a finire su qualche visibile mensola oppure – eccentricità delle star - nel bagno (come nel caso di Emma Thompson). Per una delle statuette il destino è stato più benevolo visto che ora riposa sotto il cuscino di Susan Sarandon.