"Una grande lottatrice, un pugile che non va mai giù, nemmeno al millesimo round. A testa alta fino alla fine: viene sepolta in una fossa comune, ma oggi ne parliamo ancora con questo film". Un film, da oggi nelle nostre sale 20 maggio in sala, che è l'unico italiano in Concorso al 62esimo Festival di Cannes: Vincere di Marco Bellocchio.
Protagonista, lo scandalo segreto nella vita di Mussolini: una moglie, Ida Dalser, e un figlio, Benito Albino, concepito, riconosciuto e poi negato. Due esistenze cancellate dal mondo e dalla memoria "riportate in vita" da Filippo Timi, nei duplici panni di Mussolini e il figlio Benito Albino, e Giovanna Mezzogiorno, ovvero Ida Dalser, "il pugile che non va mai giù".

Conoscevi la Dalser?
No, è stata una scoperta e credo lo sarà per molti: quanti sanno che Mussolini ebbe un figlio prima di Rachele? Ho letto i due libri sulla Dalser, visto il documentario, ma finita la documentazione devi dare spazio alla creazione, quella di una donna forte, caparbia, che non s'arrende.

E vincente?

Non riescono a spezzarla, ma il film mostra il sistema del Ventennio, polizia, controllo e repressione, di fronte a cui il singolo non può nulla.

Facile identificarsi in Ida?
No, difficile. Premessa politica, il Duce non mi avrebbe affascinato, ma di certo emanava grande carisma, virilità, e le donne si saranno sentite attratte. Non neghiamolo, le donne sono attratte dal potere.

Duce a parte, perché è difficile?
Perché con cotanta cecità e ottusità insegue una relazione finita. La sua non accettazione della realtà, che un uomo non ti voglia, non ti desideri, è una sindrome comune a tante donne. Ida non era pazza, ma si era ammalata d'amore: il suo chiodo fisso l'aveva distaccata dalla realtà. Non mi assomiglia molto, ma ha grinta e tenacia che in altri momenti e con altre motivazioni ho riconosciuto in me.

Una donna moderna?
C'è ancora soggezione e soggiogamento, legati a potere, amore, passione fisica. Sono motivi di ossessione che non cambiano con la politica e i movimenti, perché riguardano l'essere umano.

Il parallelismo col presente regge anche politicamente?
Vincere quale metafora dell'Italia presente che segretamente miete vittime e cerca di mettere a tacere l'antagonista con mezzi da regime? Lo possiamo vedere tranquillamente: offesa, insulto, menzogna, c'erano allora come ci sono oggi.

Perché il Duce rifiutò Ida?
Ida l'avrebbe sostenuto fino all'esasperazione, si sarebbe fatta bruciare per lui, ma Rachele era una donna più comoda, più gestibile, quella che molti uomini di potere si augurerebbero. Ida era invasiva, rumorosa, non una brava massaia: ha pagato il prezzo della sua personalità.

Contenta che il presidente di giuria a Cannes sia Isabelle Huppert?
A casa ho una sua foto incorniciata: è il mio punto di riferimento attoriale, ha fatto ruoli mostruosi con classe, stile e sobrietà non comuni.

E un premio vicino alla foto...
Con una bella freccia, sarebbe il massimo. Detto ciò, ci vuole saggezza: siamo a Cannes, siamo una bella squadra, è già molto.