"Forse sono cambiato, è vero. Il tempo che dedico alle riprese non è più quello di una volta, al montaggio sono molto più veloce. Quello che non cambia mai, però, è un principio di base: do al film quello che mi chiede, ciò di cui sento abbia bisogno, seguo le sue esigenze". Accolto in conferenza stampa da una vera e propria ovazione, David Cronenberg presenta oggi in Concorso al Lido A Dangerous Method, tratto dalla pièce teatrale The Talking Cure di Christopher Hampton, anche autore dell'adattamento per lo schermo, incentrato sul rapporto tra Carl Gustav Jung (Michael Fassbender), il suo mentore Sigmund Freud (Viggo Mortensen) e Sabina Spielrein (Keira Knightley), giovane bella e tormentata, paziente del primo con cui finirà per avere una relazione.
Ambientato a Zurigo e Vienna nei primi anni del '900, A Dangerous Method - in sala dal 30 settembre distribuito da BIM - segna il ritorno di Cronenberg, dopo M. Butterfly, Il pasto nudo e Spider al film in costume: "In questo caso abbiamo avuto la fortuna di poter attingere ad un'enorme documentazione, caratterizzata soprattutto dalla fitta corrispondenza tra Jung e Freud, elemento che ci ha permesso di girare il film partendo da una sceneggiatura che si avvicina totalmente alla verità dei fatti", racconta il regista. Che spiega anche quale sia, al giorno d'oggi, la difficoltà più grande per il cinema di rapportarsi con le storie del passato: "Il cervello degli esseri umani si è trasformato, anche grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, e realizzare opere su tempi lontani richiede agli attori uno sforzo improbo, quello di ridare vita ad un pensiero che non esiste più, che è stato superato". Per tentare l'impresa, il cineasta canadese si affida ad un cast che - per sua stessa, spiritosa ammissione - "avrebbe fortemente bisogno di psicoanalisi": "La cosa più importante quando si interpretano figure storiche di questo tipo è non lasciarsi sopraffare dal loro stesso peso - spiega Viggo Mortensen (con mascotte della squadra argentina del San Lorenzo al seguito...) - e in tal senso Cronenberg ci ha aiutato moltissimo, cercando soprattutto di dare risalto ai rapporti tra questi tre personaggi". Riportati "in vita" dagli attori con metodi di preparazione differente: "Quando sono stata scritturata per la parte di Sabina ho chiamato subito Christopher Hampton, con il quale avevo già lavorato per Espiazione, chiedendogli materiale aggiuntivo oltre allo script. Mi ha riempito di libri di Jung che raccoglievano gli studi sulla Spielrein", confida Keira Knightley. Mentre Michael Fassbender si è "accontentato" dello script: "E' stata non solo una semplice lettura, ma un procedimento che mi ha consentito di trovare il giusto ritmo per entrare nella parte, come se stessi leggendo uno spartito musicale".