"In questo momento il dibattito in Europa verte sul tema del libero accesso ai contenuti in tutti i paesi dell'Unione. Ma se all'improvviso venisse interrotta la pratica del geo-blocking, ossia l'interdizione all'accesso dei contenuti a seconda del paese in cui si trovano gli utenti messa in pratica da molti broadcaster, potrebbe saltare un intero sistema produttivo che si basa sulle prevendite dei film in ogni singolo Stato. Ecco, il mio libro è anche un invito a utilizzare una maggiore gradualità nell'introduzione di regole europee e di leggi per non rischiare di generare caos in un sistema, quello dell'industria cinematografica e dell'audiovisivo, molto delicato e già duramente provato dalla tempesta della rivoluzione digitale".

Così Bruno Zambardino, docente universitario, ha presentato questa mattina presso lo Spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo all'Hotel Excelsior del Lido di Venezia il volume Dal possesso all'accesso. L'industria audiovisiva ai tempi dello streaming, pubblicato nella collana Frames della Fondazione. In un contesto globale di evoluzione digitale, in cui si moltiplicano i canali di distribuzione dei contenuti e si diversificano le modalità di accesso e fruizione, il volume tenta di fornire un contributo di riflessione e di approfondimento sull'evoluzione delle dinamiche del settore audiovisivo sotto il profilo normativo, tecnologico ed economico.

All'incontro hanno partecipato diversi ospiti che si sono interrogati sulla vorticosa evoluzione del mercato dell'audiovisivo in questi anni di cambiamento.

Cristina Loglio, Coordinatrice nazionale Schermi di qualità, ha identificato nell'attività dell'Unione europea l'architrave delle prospettive future dell'industria cinematografica: "La questione centrale del mercato è oramai legata all'accesso ai contenuti. Dopo la sentenza Murphy la liberalizzazione dei diritti Tv in tutta l'Unione europea è diventato il punto più importante da affrontare per capire come si delineerà il mercato nei prossimi anni".

Luigi Grispello, Vicepresidente ANEC, si dice fiducioso: "Non dobbiamo temere che con i nuovi supporti digitali la sala cinematografica morirà. Troveremo, tutti insieme, esercenti e distributori, una via d'uscita dalla crisi".

Per Stefania Ippoliti, Presidente Italian Film Commission, "le sale non moriranno, e non solo per la loro dimensione romantica, ma anche per il loro importante ruolo sociale. Dobbiamo impegnarci a renderle sempre più tecnologicamente avanzate ed economicamente vantaggiose".

"I festival - ha confessato amareggiato Steve Della Casa, critico cinematografico della trasmissione Hollywood Party di Radio Tre - sono sempre meno i luoghi dove si vedono e si giudicano i film, che hanno trovato anche nelle anteprime per i giornalisti una loro nuova dimensione "fluida". Temo però che consumare i film sui nuovi supporti digitali non restituisca una autentica e profonda fruizione del cinema. Ma forse sono io che sono vecchio".