“Abbiamo tutti bisogno di illusione per vivere”. È questo, senza troppi giri di parole, il cuore di Marguerite. Lo afferma anche il suo regista, Xavier Giannoli, che torna in concorso a Venezia tre anni dopo Superstar. Stavolta siamo negli anni ’20, in Francia, e al centro del racconto c’è una baronessa (Catherine Frot, superba) che, per tutta la vita, si è dedicata alla sua unica passione: la musica. E il suo cuore generoso la porta a voler condividere questa grande passione con il prossimo. Marguerite, però, ignora un particolare di non poco conto: è terribilmente stonata e nessuno, in primis l’amato marito (André Marcon), osa farglielo notare…

Marguerite

Marguerite è ispirato alla vera storia di Florence Foster Jenkins, donna che aveva vissuto negli anni Quaranta negli Stati Uniti e sulla quale Hollywood avrebbe intenzione di realizzare un film: “Era molto ricca, appassionata di musica e di opera lirica, tuttavia totalmente inconsapevole del fatto che avesse una voce terribile. Era abituata a cantare davanti allo stesso pubblico negli stessi circoli della società bene, nessuno aveva mai osato dirle che era così stonata. Vuoi per ipocrisia o interesse venale o per semplice vigliaccheria. È una storia da una parte divertente e, al contempo, mette a nudo il lato crudele della natura umana, cioè quello che intendevo esplorare”, dice ancora Xavier Giannoli, che sul mancato invito allo scorso Festival di Cannes (dove erano presenti cinque film francesi in concorso…) glissa con enorme signorilità: “Quando ho saputo che sarei venuto qui a Venezia la felicità era tale che la questione Cannes non mi ha minimamente interessato, né dal punto di vista emotivo né professionale”.

Tornando al film, il regista non lo considera assolutamente un biopic, “ma un ritratto molto libero di una persona che è realmente esistita. Non dico tutta la verità su di lei ma dico solo cose vere. Quella donna, in fondo, proprio come la mia Marguerite, sognava semplicemente di essere diversa da ciò che realmente era”. E sul fatto di aver ambientato il racconto all’inizio dell’Age d’or degli anni ’20, Giannoli spiega: “Di sicuro è stato un periodo cruciale tanto per l’avvento di nuove correnti artistiche quanto per una maggiore apertura relativa alla libertà personale, ma alla fine ho voluto raccontare una storia atemporale, dove la voce stonata della protagonista rappresenta una sorta di ascia in grado di squarciare la tela, di rompere l’eleganza posticcia di un contesto imballato”.

Un'altra immagine del film

Voce su cui ha dovuto fare un gran lavoro Catherine Frot: “Ho seguito corsi di canto, è stata una felicità enorme poter entrare in questo personaggio e credo che il film mi abbia consentito di creare un nuovo rapporto con la musica, arte per me astratta e Marguerite credo riesca ad incarnare perfettamente questa astrazione”, racconta l’attrice, che oltre a “stonare”, nel film ha anche il compito di dare vita ad una donna ormai “dimenticata” dal marito, Georges Dumont: “L’evoluzione di questo personaggio è piuttosto straordinaria – dice André Marcon –. Prima si vergogna della moglie ma poi, poco a poco, scopre che questa donna così stonata e per nulla preoccupata di esibirsi di fronte alle persone è vera, genuina rispetto alla falsità e alle menzogne del mondo che lo circondano”.

Catherine Frot è Marguerite

Anche perché, citando un passo del film, “esistere è insistere”: “Questa è la dimensione al tempo stesso tragica e divertente della vita. Quella frase è presente nelle memorie di Johnny Hallyday e per Marguerite esistere significa esistere agli occhi del marito, non è la celebrità a interessarla. Quello che davvero mi interessava, alla fine, era che venisse fuori il sentimento di questa donna”, conclude Giannoli.

Missione compiuta, si direbbe, vista anche la calorosa accoglienza ottenuta dal film alla prima proiezione per la stampa. Marguerite sarà distribuito in sala a partire dal 17 settembre, distribuito da Movies Inspired.