A Tel Aviv non c'è solo guerra: una giovane cameriera (Batya) s'imbatte in una misteriosa bambina (Nikol Leidman) uscita dal mare, una coppia di sposini (Gera Sandler e Noa Knoller) è costretta a rinunciare ai Caraibi per una gamba fratturata, una badante filippina (Ma-Nenita De Latorre) riesce a rinsaldare il legame tra una madre bisbetica (Zaharira Harifai) e la figlia troppo impegnata con il teatro (Ilanit Ben Yaakov). E' Meduse, opera prima degli israeliani Etgar Keret e Shira Geffen, Caméra d'Or all'ultimo Festival di Cannes, in Italia dal 16 novembre distribuito dalla Sacher di Nanni Moretti. "Siamo onorati di essere stati scelti da lui", dice Shira Geffen, autrice della sceneggiatura, "per noi è una specie di eroe - aggiunge il marito Etgar Keret, popolare scrittore e autore di fumetti - ed è stato anche fonte di ispirazione per il nostro lavoro. Certo, quando ci è venuto a prendere senza Vespa è stata una mezza delusione - dice scherzando il regista - perché è stato come vedere John Wayne senza cavallo".  
Diverse storie che si sfiorano, lambite dal mare di Tel Aviv: "Era inevitabile che il mare diventasse coprotagonista nel nostro film - spiega Keret -. In una realtà come la nostra, il mare è una sorta di rifugio, rappresenta l'inconscio, le paure, la vita. Quello che più di ogni altra cosa volevamo, però, era sdoganare l'immagine stessa della città: c'è la guerra, è vero, ma non viviamo nella CNN o nei notiziari, la nostra quotidianità è fatta delle stesse cose che caratterizzano l'esistenza di chiunque nel resto del mondo". Niente bombe, nessun kamikaze e nemmeno pistole: in Meduse vengono esaltate le sfaccettature di uno stesso stato d'animo, contraddistinto dalla solitudine e dal desiderio spesso represso di trovare un contatto con il prossimo: "La guerra esiste dentro ognuno di noi - dice Shira Geffen - e abbiamo voluto mostrare i conflitti presenti all'interno dell'animo umano: le tre figure femminili intorno alle quali ruota il film rappresentano anche aspetti della mia persona, ma non sono io". Girato in 27 giorni con un budget di circa un milione di euro, Meduse è stato inizialmente proposto ad altri registi che, però, "volevano cambiare molte cose dello script originario - racconta ancora Keret -. Per questo, anche d'accordo con Shira, ho deciso che dovevamo realizzarlo noi". Già distribuito con discreto successo in patria e in Francia ("onestamente non avevamo grandi aspettative - dice sempre il regista - anche perché ci eravamo ripromessi di tornare ai nostri lavori subito dopo la realizzazione del film), Meduse è interpretato da un cast eterogeneo, mix di attori professionisti (come Zaharira Harifai, grande interprete israeliana di teatro) e non, come il personaggio di Joy, la domestica filippina ("Quando provavo a spiegarle le scene - racconta ancora Keret - mi diceva che non ce n'era bisogno perché quella era la sua vera vita, non vedeva il figlio da 3 anni e per questo con lei era sempre buona la prima, eccezion fatta per la sequenza in cui doveva dire come si chiamava perché si dimenticava che nel film aveva un altro nome rispetto a quello reale") e il venditore di gelati sulla spiaggia, rimando onirico ad un episodio vissuto nell'infanzia della cameriera protagonista (a sua volta spunto autobiografico dal quale Shira Geffen ha tratto la sceneggiatura), interpretato dal padre dello stesso Etgar Keret, in passato gelataio ad un solo km di distanza dalla spiaggia immortalata nel film.