Ciclicamente, le società avvertono il bisogno di un ribaltamento di valori e stili di vita percepiti dagli individui come infruttuosi, se non addirittura dannosi. Accade spesso nei periodi di crisi economica, culturale e sociale, quando l'insoddisfazione per il presente e la sfiducia nel futuro producono come potente anticorpo la riscoperta dell'ideale comunitario. E' successo con le prime comunità cristiane nel declino dell'impero romano, con le comunità monastiche durante l'avanzata dei barbari nell'alto medioevo, con hippie e figli dei fiori di fronte alla guerra in Vietnam e alla prima crisi di legittimazione del capitalismo americano.

In realtà questi fenomeni non sono mai scomparsi. Ci sono sempre stati gruppi di individui desiderosi di tagliare i ponti con la loro precedente esistenza per vivere insieme una vita più autentica. Semplicemente, in determinati periodi, questi gruppi accrescono esponenzialmente la loro forza attrattiva.
E' assai probabile che l'attuale momento storico rientri tra questi: conflitti armati, crisi economica, squilibri dell'ecosistema e sistemi sociali sempre meno capaci di garantire standard di vita accettabili, hanno dato nuova linfa alle comunità e fatto dimenticare scandali e derive settarie che pure, in passato, ne hanno macchiato l'esperienza. Errori da amputare ai singoli piuttosto che all'ideale, che resta un'opzione valida, auspicabile e positiva se, come Papa Francesco stesso ha sottolineato in occasione dell'incontro con i rappresentanti di altre religioni di marzo 2013, coinvolge "uomini e donne che pur non riconoscendosi in nessuna tradizione religiosa sono in cerca della verità, della bontà e della bellezza, che è verità, bontà e bellezza di Dio".
Sembrerebbe il caso raccontato da Finding Happiness, la docu-fiction che Bolero porterà nelle sale italiane il prossimo 20 novembre, per una settimana. Con l'espediente di una giornalista della carta stampata (l'attrice Elisabeth Rohm) incaricata di scrivere un reportage su una comunità spirituale del nord della California, il film di Ted Nicolau ci regala una sorta di depliant filmato di Yoga Ananda. Inizialmente scettica, la reporter cambierà radicalmente opinione dopo una settimana passata con i membri della comunità, un'esperienza che la segnerà nel profondo e le aprirà gli occhi sulla propria esistenza. Ovviamente la giornalista riveste il ruolo di ogni spettatore, chiamato a sperimentare con il film le gioie di Ananda World Brotherood Village, la comunità-madre delle nove sparse per il mondo (le cosiddette "Colonie di Fratellanza Mondiale", ce n'è una anche in Italia, ad Assisi).

Fondata nel 1968 nei pressi di Nevada City in California, sulle meravigliose colline della Sierra Nevada, Ananda (termine sanscrito che sta per "gioia divina") fu l'intuizione di J. Dolad Walter, poi diventato Swami kriyananda, discepolo di Paramhansa Yogananda, il guru indiano che, arrivato negli Stati Uniti nel 1920, fece conoscere lo yoga in tutto l'Occidente grazie anche alla sua Autobiografia di uno yogi, uno dei libri più venduti al mondo. Yogananda non professava una religione - nonostante traesse ispirazione dalle loro figure-chiave, come Gesù Cristo o Gandhi- ma additava ai discepoli un percorso di liberazione spirituale segnato da due principi basilari: il cambiamento inizia dentro di noi; il nostro ambiente influenza grandemente la nostra ricerca della felicità.
Il sogno di Yoganada, poi realizzato dal discepolo Swami Kriyanada, era quello di vedere sorgere nel mondo luoghi dove le persone avrebbero messo in pratica i suoi principi. La prima, come detto, nacque in Sierra Nevada e altre ne vennero create in America, India ed Europa. Caratterizzate da un disinvolto sincretismo religioso, che fonde induismo, yoga e cristianesimo di matrice francescana - nella comunità della Sierra Nevada c'è persino una chiesetta per la meditazione che riproduce fedelmente la Porziuncola di Assisi - le comunità di Ananda sono villaggi veri e propri, in cui i residenti (ma si può scegliere anche di non risiedere al loro interno), si preoccupano di tutte le esigenze del villaggio coltivando i terreni, allevando gli animali, curando le persone, insegnano nelle scuole, praticando discipline artistiche e, naturalmente, nutrendo lo spirito attraverso lo yoga e la meditazione trascendentale. Uno stile di vita improntato alla ricerca del vivere sano, della fratellanza tra i membri, del raggiungimento di una felicità intraterrena sempre illuminata dalla coscienza di far parte di qualcosa di più grande, di essere una scintilla divina.

Finding Happiness dà sovente l'impressione di essere un opuscolo promozionale della realtà di Ananda: le persone sono tutte gentili, sorridono sempre, esibiscono una calma epicurea, mostrano insomma tutti i segni morali tipici di neofiti e illuminati. Il che non vuol dire che non ci siano ombre o dissidi all'interno della comunità: "I conflitti fanno parte della vita - spiega Paolo Tosetto, Direttore della Comunità Ananda di Assisi, intervenuto a Roma alla conferenza stampa di presentazione del film - però non sono loro il problema, ma il modo in cui vengono affrontati. Ananda non è paradiso, ma uno sforzo per superare se stessi. Non si può cambiare il mondo, ma se stessi".
"Come gestiamo i momenti di buio e di ombra? - si chiede Shivani Lucky, produttrice esecutivo del progetto e fondatrice della comunità di Ananda in Europa - La nostra attività principale è la meditazione con la quale capiamo che c'è sempre un'altra prospettiva sulla vita. Quando ci sono conflitti di opinioni, di ego, nella comunità, cerchiamo di capire che cosa vogliono insegnarci attraverso la meditazione. È molto importante che la comunità mediti insieme. Ad Assisi, che conta 120 residenti, lo facciamo due volte al giorno. Non ci crederete, ma in 40 anni io e mio marito non abbiamo mai litigato".
Ideato e commissionato da Swami Kriyanada (che appare in carne ed ossa nel film ed è morto subito dopo aver visto il montato finale nel 2013), Finding Happiness è stato prodotto tra gli altri dall'italiano Roberto Bessi (producer de il terzo tempo) ed è il primo dei due progetti audiovisivi dedicati alla realtà di Ananda: nel 2015 uscirà The Answer e racconterà l'incontro tra Swami Kriyanadi e il suo Maestro.