“Non voglio essere una regista, voglio essere una donna”. Parola di Alina Marazzi, che dopo essersi segnalata all'attenzione della critica e del pubblico con il documentario Un'ora sola ti vorrei sulla madre scomparsa, torna al cinema con il film Tutto parla di te, sull'ambivalenza del sentimento materno.
“Si parla sempre di quanto sia bello essere madri, io invece ho voluto raccontare le ombre della maternità, non le luci”, spiega la regista che porta in sala la storia di una giovane madre (Elena Radonicich), una ballerina bella e sfuggente, combattuta tra l'amore e il rifiuto per il proprio bambino. “Non sono mai stata madre. Per cui veramente tremavo quando prendevo in braccio il bambino”, dice Elena Radonicich che per entrare nel ruolo ha fatto leva proprio su questo sentimento di “estraneità” e poi prosegue: “Prima per me la maternità era una bella favola, ora penso che la maternità sia un'esperienza che ci porta a qualcosa di molto profondo: agli archetipi”. E Alina Marazzi aggiunge: “Quando si diventa madri magari ci rendiamo conto di quanto l'esperienza reale della maternità sia molto distante dalle nostre rappresentazioni mentali e dall'immaginario collettivo e da lì spesso scaturisce il senso di inadeguatezza”.
Solo Pauline (Charlotte Rampling) riuscirà ad aiutare la giovane mamma, attraverso anche il Centro per la maternità di Torino: “La Rampling, nota per il suo sguardo apparentemente freddo, ha saputo perfettamente coinciliare la dolcezza con la freddezza”, racconta la regista, che ha messo in scena un film tutto al femminile, dove gli uomini sono quasi totalmente assenti: “Ho dato la precedenza al rapporto tra due donne- spiega- Non volevo rappresentare né la coppia né la famiglia perchè penso che abbiano perso la loro centralità. Ormai le coppie fanno sempre più fatica a stare insieme, soprattutto quando c'è un bambino. E credo sia più sano, in un momento così fragile come la maternità, parlare con qualcuno al di fuori della famiglia”.
Distribuito da Bim con trenta copie, il film uscirà nelle nostre sale l'11 aprile e contemporaneamente partirà il progetto in rete sulla maternità: un sito (www.tuttoparladivoi.com on line dal 29 marzo) che sviluppa i temi affrontati dal film e che si propone di raccogliere testimonianze sia da parte delle mamme che dei papà per costruire un punto di vista, lontano dagli stereotipi e dai luoghi comuni, sulla maternità.
“Essere madri è un privilegio, nel senso che si ha la possibilità di prendersi cura di un altro e di essere in relazione con un altro”, dice Alina Marazzi, e poi conclude: “Racconto antieroine e un'epica della normalità, fatta del vissuto soggettivo e quotidiano. Per questo ho incentrato il film sull'ordinaria depressione e non sul caso estremo e tragico come l'infanticidio. Perchè non voglio mettere al centro il mostro e la tragedia, ma il tu che è sempre e comunque un voi, proprio per dire che certe cose riguardano un po' tutti noi”.