(Cinematografo.it - Adnkronos) - "Sono 23 anni che non ho una veste ufficiale nel mondo dello spettacolo". Imbarazzata ed emozionata, l'attrice Lea Massari ha inaugurato con queste parole la retrospettiva che il Comune di Roma ha deciso di dedicarle presso il  "Cinema Trevi" del Campidoglio da domani e fino alla prossima domenica. La manifestazione "Lea Massari: i film e le scelte" farà rivivere alcune delle pellicole nazionali ed internazionali che l'hanno avuta come protagonista in oltre 30 anni di carriera dalla metà degli anni '50 a metà degli anni '80. "Ho 71 anni - spiega la Massari - e la vita mi ha più volte messo in condizione di prendere delle decisioni difficili e sicuramente quella di lasciare il cinema rientra tra le più sofferte, ma in fondo mi va bene cosi"'. L'attrice è uscita dal patinato mondo dello spettacolo molti anni fa e difficilmente compare e parla in pubblico così generosamente come invece ha fatto oggi.  "La mia vita professionale - racconta commossa - è inesorabilmente legata alla mia vita privata. A 21 anni ho perso l'uomo che dopo dieci giorni doveva diventare mio marito e da quel momento niente è più stato come prima, ho imparato a sopravvivere e dieci anni dopo ho sposato un altro uomo, ma tornare alla vita è stato davvero difficile. Lo dico - continua - perché meglio si possa comprendere come il mio carattere 'fuori dal coro' mi abbia condotto su una certa via disgraziatamente e fortunatamente". "Ero molto legata a mia madre molto ammalata e per quanto, allora, mi proponessero dei bei progetti cinematografici ho rifiutato. Era importante per me essere lì a chiuderle gli occhi e ci sono riuscita, la mia vita è stata governata dal dolore". I suoi esordi li ricorda con un sorriso sognante sulle labbra: "Ho fatto l'attrice per caso, ero l'aiuto dello scenografo Piero Gherardi, mio caro amico, quando sono stata scelta per diventare la protagonista di Proibito di Mario Monicelli e da allora ho proseguito a recitare. Perché io - chiarisce - del cinema ho amato solo recitare, né il prima della scena né il dopo di quel mondo effimero rientravano tra i miei interessi".  Dei film girati, dei registi che l'hanno guidata e degli attori con cui ha vissuto i suoi "giorni di gloria" racconta: "Non ho mai avuto relazioni amorose sui set, né mi sono mai fatta aiutare da uomini compiacenti. Tra gli attori con cui ho lavorato - ci tiene a sottolineare la Massari - chi ho ammirato di più è stato indubbiamente Gian Maria Volonté: il più grande attore che abbia mai incontrato, una persona come lui non l'ho mai più conosciuta". Di alcuni grandi nomi della regia italiana Lea Massari dice: "Mario Monicelli è il regista più cinico che abbia mai conosciuto, lavorarci è stata una esperienza allucinante, è una persona terribile, oltre ogni previsione umana. Michelangelo Antonioni - prosegue - è un uomo di grande talento, ma con il quale non sono mai riuscita a comunicare e quando ho interpretato il suo film L'avventura, di quattro mesi di lavoro me ne pagò soltanto uno".  Oltre che una grande attrice, Lea Massari è un'animalista impegnata nella difesa di chi non possiede voce per difendersi e anche questo aspetto più intimo della sua vita cela un doloroso ricordo: "Da giovane ero una cacciatrice sportiva, mio padre mi aveva insegnato a sparare e io ero più brava di molti uomini. Una volta - rivela - in Jugoslavia per dimostrare le mie capacità sparai contro un cespuglio e ferii a morte un cucciolo di coniglio selvatico, mi morì tra le braccia e da allora non impugnai più un fucile, conservo il cappotto sporco di quel sangue è una delle cose che non riesco a perdonarmi". Infine conferma il suo rifiuto al regista Ferzan Ozpetek che la voleva per il suo Cuore Sacro e per chiudere ricorda il teatro "molto amato e poco avuto" e il suo ruolo di Rosetta nel Rugantino: "Adorai interpretare quella parte. Quando parlo in romanesco sono proprio una popolana - scherza la Massari - e Nino Manfredi dopo avermi vista disse che l'unica vera Rosetta sono stata io".