“Nel 2001 ero in Friuli, stavo preparando l'anteprima di Vajont. Il film doveva essere proiettato sulla parete della grande diga, ma la sera prima pioveva a dirotto e temevo di dover rinunciare. Uno del luogo, impegnato nei lavori di allestimento, mi dice: domani niente pioggia, ho pregato San Marco d'Aviano. E' così che ho sentito per la prima volta parlare di Marco d'Aviano. Si può dire che il lavoro sul film sia cominciato quel giorno”. E' quanto rivela Renzo Martinelli alla presentazione del film 11 settembre 1683, in sala dall'11 aprile prossimo per Microcinema con un numero di copie oscillante tra 80 e 100.
Il titolo richiama un avvenimento accaduto proprio in quella data: trecentomila guerrieri musulmani al comando del Gran Visir Kara Mustafa arrivano alle porte di Vienna e la cingono d'assedio. L'obiettivo è distruggere la capitale dell'Impero e dopo puntare su Roma e conquistare San Pietro e il Vaticano. A superare i margini di indecisione della nobiltà europea e ad organizzare una difesa efficace destinata a salvare l'Europa ci pensa Marco d'Aviano (interpretato da Murray Abraham), frate dalla limpida personalità, guida spirituale dell'imperatore Leopoldo I capace di suscitare il coinvolgimento del re polacco Jan Sobieski.
“Il punto di partenza è stato un romanzo di Carlo Sgorlon. Poi con Valerio Massimo Manfredi abbiamo preso in esame tutta la letteratura esistente, diari e libri pubblicati da tutte e due le parti. L'Europa del 1683 attraversava, dopo la guerra dei Trenta anni, una fase di grande smarrimento del cristianesimo, da qui la forte attualità con lo stato di salute odierna del nostro continente: basta ricordare che nelle 90mila parole che compongono la costituzione europea non compare mai il ‘cristianesimo'.” Al di là delle polemiche emerse nei giorni passati, Martinelli tiene a sottolineare che “ho pensato al film già dal 2001, e quindi la polemica con la Lega è del tutto futile. E' un film sulla insensatezza della guerra e anche delle guerre di religione, di tutte le guerre”.