“Se una cosa non viene messa in scena, oggi non esiste: la rappresentazione del nostro rapporto ha cambiato il nostro rapporto, me e mia madre. Molte cose che solo sospettavamo sono avvenute grazie a questo film”.

Parola del regista Mario Balsamo, che dopo il successo di Noi non siamo come James Bond (Premio speciale della giuria al 30. TFF) torna su temi autobiografici e in Concorso al Torino Film Festival con l’opera seconda Mia madre fa l’attrice. Che cosa fanno un figlio 52enne e una madre 85enne, vittime di un rapporto irrisolto e conflittuale e con una passione in comune, il cinema, se non un film documentario?

Lui, Balsamo, è un regista, lei, Silvana Stefanini, è (stata) un’attrice, soprattutto ne La barriera della legge (1954) al fianco di Rossano Brazzi, ma ora vogliono rivelare se stessi e il proprio rapporto come, tra recriminazioni, incomprensioni e ripicche, non hanno fatto mai. Mentre Balsamo cerca di recuperare quel “famoso” film, la loro relazione muta in senso positivo: figlio e madre ripercorrono il passato, si rituffano nella vita che (non) hanno vissuto, ritrovano, rispettivamente, il padre e il marito nei casinò, fanno (lei) provini per Carlo Verdone, cercano un senso condiviso, filiale e materno insieme.

“Nel film – osserva Balsamo – ci sono tre piani: realtà, finzione e l’incontro-scontro tra realtà e finzione. Il risultato è più della somma delle parti, è più della somma, della relazione tra me e mia madre. Ho 53 anni, e Mia madre fa l’attrice è un film a soggetto lungo 53 anni e, insieme, è mia madre, l’incarnazione stessa della cinematograficità. In un certo senso, lei è il mio film, ma io sono il suo film”. Mia madre fa l’attrice arriverà nelle nostre sale con Bim a primavera 2016.