"Un attore deve lavorare sempre, anche se si tratta di recitare in televisione e pensa che sia la cosa peggiore da fare. Io ho imparato molto anche dalle cose più terribili". Si è trasformato in un lezione di cinema in piena regola l'incontro organizzato questa mattina con John Malkovich alla Nuova Università del Cinema e della Televisione. L'attore è stato ospite d'onore della prima di una serie di interviste pubbliche realizzate da Gianni Minà per la realizzazione di una collana di dvd dal titolo Quelli del cinema: Minà incontra... In una sorta di amarcord il divo ha ripercorso i principali passi della sua carriera, dal lavoro in teatro (la sua vera e grande passione) all'amore per il cinema, sbocciato nel 1978 quando esordì per caso come comparsa al fianco di Vittorio Gassman in Un matrimonio di Robert Altman. Ha poi parlato del rapporto che lo lega all'Europa (vive da anni in Francia e solo di recente è tornato negli Stati Uniti), della sua collaborazione storica con il portoghese Manoel De Oliveira, con il quale ha girato tre film (I misteri del convento, Ritorno a casa e Un film parlato), della sua esperienza in Italia, prima insieme a Liliana Cavani per Ripley's Game e poi con Laura Morante, scelta come interprete del film che ha segnato il suo passaggio alla regia, Dancer Upstairs, e infine della sua attività come produttore. In 25 anni di carriera di sfide ne ha incontrate tante, "ogni film ne ha costituito una". Ne ha girati oltre 70, "ma - rivela - sono solo tre quelli che mi sento di definire veramente azzeccati: Urla del silenzio (per il quale ottenne una nomination all'Oscar, n.d.r.), Le relazioni pericolose e Essere John Malkovich". Ma cos'è per lui un attore? "Credo che noi siamo dei traduttori, persone che assumono un ruolo in quello che è il sogno di un'altra persona: il regista. Per questo è necessario avere la sensibilità e la capacità di cogliere quella che è la sua visione del mondo. Certi attori pensano troppo a se stessi e mai abbastanza allo scopo per cui sono stati chiamati, vogliono stare al centro dell'attenzione ed essere percepiti dal pubblico in un certo modo. Quando vedo recitare questa gente io mi addormento oppure esco a fumarmi una sigaretta". Il prossimo film lo girerà interamente in Italia, s'intitolerà The Holy Beast e sarà diretto dal cileno Erich Breuer e da lui stesso prodotto con la Mr. Mudd. L'accordo di coproduzione con le italiane Magnificent Mile Production e Cinemart è stato siglato al termine dell'incontro con gli studenti della Nuct. Si tratta di un thriller parapsicologico e racconta la "battaglia" di un uomo contro l'anticristo. Prima di allora lo vedremo in Klimt, film diretto da Raoul Ruiz e incentrato sulla vita del celebre pittore. Al suo fianco che Sandra Ceccarelli.