Pupi Avati: "Non credevo di poter stare così male. Sono sul set, non me la sento di dire niente".

Rachid Benhadj: "Mi spiace davvero, si tratta di una figura molto importante per l'umanità, la Chiesa e il cinema. Al mondo dello spettacolo ha infuso grande energia: tanti film-capolavoro degli ultimi anni si devono alla sua influenza morale. Credo sarà difficile trovare un successore alla sua altezza, ovvero dotato della medesima straordinaria umanità".

Mimmo Calopresti: "Giovanni Paolo II è stato sempre molto presente a livello mediatico: anche nella sua profonda sofferenza ha voluto esserci per portare la sua testimonianza. Fino alla fine il suo essere nel mondo è stato toccante, commovente e in comunione con l'intera umanità. Non ha mai temuto di prendere posizioni coraggiose e di schierarsi, come contro la guerra. Il suo esempio e la sua testimonianza sono indelebili".

Liliana Cavani: "La guida morale più importante del mondo cristiano. Credo si debba a lui il via alla rivoluzione del 1989 che ha accompagnato l'Europa nel Nuovo Millennio. L'ho incontrato personalmente il 6 gennaio del 1990 per una visione privata in Vaticano del mio Francesco. Alla fine del film ha pianto moltissimo, mi abbracciava e piangeva. Mi sono detta: quest'uomo ci crede, ci crede davvero".

Alessandro D'Alatri: "Provo un forte dolore per l'assenza di Papa Wojtyla. È proprio questo l'aspetto più negativo della morte, anche per un cristiano che pure sa che la vita prosegue nell'aldilà. Dobbiamo molto a Giovanni Paolo II: ha liberato il mondo dalle ideologie, che sono totalmente innaturali per l'uomo, e ci ha restituito il valore della nostra presenza in questo mondo rappresentando un punto di rottura nella successione dei pontificati. Si è dato senza sosta, si è esposto in prima linea, ha viaggiato incessantemente per farsi carico del dolore del mondo, lavorando sempre alla costruzione del nuovo. Paolo VI – il pontefice a lui più affine – ha dichiarato nella Popolorum Progressi: "È finita l'era dei maestri, inizia quella dei testimoni". Ebbene, Wojtyla è stato un grande testimone: anche per i non credenti risulta impossibile trascurare il suo impatto morale sulla nostra vita. Il Santo Padre ha aperto un nuovo cammino, cavalcando con lungimiranza momenti estremamente critici della storia mondiale".

Roberto Faenza: "Per la mia età, posso dire che si tratta del Papa più importante che abbia incontrato: ha sconvolto l'assetto del mondo. Il suo ruolo nel crollo del vetero-comunismo è stato preminente. Sarà difficile sostituirlo".

Giuliano Montaldo: "Dalla mia finestra vedo la cupola di San Pietro: continuo ad affacciarmi e a pregare per lui. L'ho incontrato due volte e ho provato una forte commozione per una persona che ha cambiato il mondo con una pazienza e una meticolosità straordinarie. La sua perdita è un vuoto enorme". 

Cecchi Gori: Vittorio Cecchi Gori ricorda con affetto e commozione un episodio per lui indimenticabile: un pomeriggio intero passato con il Santo Padre. Nella primavera del 1999 in Vaticano Vittorio Cecchi Gori ebbe la possibilità di far vedere a Papa Giovanni Paolo II la proiezione del film La vita è bella che aveva appena vinto l'Oscar. "E' un ricordo indimenticabile. Nella saletta di proiezione eravamo solo in sei. Il Papa con me fu molto affettuoso e dimostrò interesse e competenza nei confronti dell'arte del cinema. Le sue domande furono tutte molto pertinenti. Conservo in casa una foto di quella giornata con Papa Giovanni Paolo II che tengo incorniciata nel mio studio. Rimane indelebile in me il ricordo di quella giornata come una delle più intense della mia vita, per il fatto di aver conosciuto un Papa santo che ci ha esattamente indicato a quali valori dovrebbe essere improntata la vita della società di oggi".

Eugenio Cappuccio: "Il mio dolore per la scomparsa di Wojtyla è innanzitutto per la perdita di memoria che porta con sé: è il Papa della mia maturità, con lui ho iniziato ad affacciarmi nel mondo del cinema. La sua presenza ha segnato la Storia: la sua attività spesa in tutto il mondo ha costituito una opportunità ineguagliabile, una fortuna rara. E' sempre stato in perfetta sintonia con gli eventi che hanno cambiato la nostra vita. Ho sempre avvertito la sensazione di trovarmi di fronte al protagonista di un grande cambiamento: a modo suo, Karol Wojtyla è stato un rivoluzionario. Da cristiano, penso che la sua morte e l'apertura a una nuova vita sia un monito per il mondo perché possa recuperare senso e significato. Grande lavoratore, inarrestabile e instancabile, è stato un eroe dei nostri tempi: la sua testimonianza è imprescindibile".