"Non so perché, soprattutto considerando quanto non mi piacciano le armi, ma negli ultimi 10 anni ho interpretato spesso ruoli da poliziotto: non credo ci sarei mai riuscito nella vita reale, anche se ho imparato che il loro mondo è regolato da norme molto definite e in questo contesto può capitare che entrino in gioco fattori che alla fine sovvertono tali regole o leggi morali, come nel caso del personaggio che interpreto, Jimmy Egan".
Borsalino in testa, capello lungo, Colin Farrell è l'unico dei protagonisti di Pride and Glory - poliziesco in cui una famiglia di agenti si ritrova immischiata in uno scandalo di corruzione che coinvolge il 31° distretto del Dipartimento di New York - ad accompagnare il regista Gavin O'Connor per la presentazione del film al Festival di Roma, sezione Anteprima: "C'è un contrasto molto netto - prosegue l'attore irlandese - tra ciò che il mio personaggio cerca in tutti i modi di difendere - l'apparente sicurezza e onestà ostentate dalla divisa - e ciò che invece è in realtà. E' difficile avere un'opinione ben definita di un simile elemento, ancor di più provare a giustificarlo, ma credo ci sia un motivo per cui agisca così".
Scritto da Gavin O'Connor insieme al fratello gemello Gregory, Pride and Glory - nelle sale dal 31 ottobre per Eagle Pictures - trova la sua origine proprio dall'esperienza diretta vissuta in famiglia: "Mio padre era un poliziotto di New York, magari non tanto ortodosso quanto altri colleghi ma possedeva un profondo senso di lealtà nei loro confronti che mi portava, sin da piccolo, a comprendere i tanti conflitti interiori con i quali spesso si trovava a combattere. Era difficile scendere a compromessi, così come lo è stato per me all'indomani dell'11 settembre, giorno in cui ho perso molti amici e che ci ha segnati tutti in modo indelebile: l'idea della corruzione nelle istituzioni mi è venuta in quel periodo, dagli scandali di Guantanamo a quelli della Enron, fino a quello che chiamavamo il 'Blue Rubber Wall', muro di gomma rappresentato dal corpo di polizia". Che nel film viene in qualche modo "sfondato" grazie al personaggio di Ray Tierney, detective e cognato di Jimmy Egan, interpretato da Edward Norton: "Conoscevo la reputazione che si portava dietro Norton - prosegue il regista - e devo dire che ha confermato di essere un vero e proprio rompiscatole sul set. Ma solo perché è una persona di cuore, di grande cuore: è un attore che non prende parte ai film per il cachet ma solo se realmente convinto ci possa essere un'ulteriore possibilità per esplorare altri territori, mettendo nel progetto tutta la sua intelligenza e tutto il suo talento". Ricerca e curiosità, parole d'ordine anche per Colin Farrell: "Vivo il mio mestiere di attore con lo stesso entusiasmo di quando ho iniziato, quasi per caso, ormai più di dieci anni fa. E credo sia sempre una grande opportunità lavorare al fianco di grandi colleghi, come questa volta è capitato anche con Jon Voight (capo dei detective di Manhattan, padre di Norton, suocero di Farrell nel film, ndr), uomo che lavora in questo ambiente da più di 40 anni e continua ad essere animato dalla curiosità di trovare risposte ad una questione che probabilmente rimarrà per sempre irrisolta: atteggiamento che genera creatività e, al tempo stesso, generosità, elemento imprescindibile per essere un grande attore".