Il quarto e ultimo film italiano in Concorso è La doppia ora - prodotto da Indigo Film e distribuito dal 9 ottobre da Medusa - di Giuseppe Capotondi, "una storia d'amore - la definisce l'esordiente regista - venata di mistero. E anche se il film ha una costruzione di genere, con elementi presi a prestito dal noir, il melodramma e il thriller, la sua forza deriva dai conflitti che si agitano dentro l'anima dei due protagonisti". Loro sono Sonia e Guido - ovvero Filippo Timi e Ksenia Rappoport - due solitudini che s'incontrano in uno speed date torinese (quei locali dove ci si incontra per trovare l'anima gemella, o solo qualcuno con cui passare una bella serata) e iniziano quella che potrebbe essere la storia di una vita. Potrebbe. Una gita romantica in una villa fuori città si trasforma in un incubo per la coppia, presa in ostaggio da un gruppo di rapinatori a mano armata. Ne segue una colluttazione che provoca il ferimento di Sonia e l'uccisione, forse, di Guido. "Sono stato travolto dalla scenggiatura - ricorda Filippo Timi - con questo inizio così sano e paritario in uno speed date, dove uomini e donne si ritrovano una volta tanto per un obiettivo comune: portarsi a letto. Ho amato l'ambiguità del mio personaggio, che potrebbe fare questa vita fino a settant'anni e invece finisce per innamorarsi. E ho amato il conflitto continuo sul set con Giuseppe (Capotondi, NdR): lui voleva che lavorassi di sottrazione, io cercavo di mettere emozione e carne. Guido è nato così'". "Lo script era un'avventura da leggere - dice invece Ksenia Rappoport - in cui Sonia era prima in un modo, poi in un altro, infine in un altro ancora. Ho smesso di capirla e mi sono affidata completamente ai suggerimenti di Capotondi". "E' semplice lavorare con una sceneggiatura così. Dove tutto è precisato, come un meccanismo ad orologeria. Se mi sono ispirato a Lynch? Ci sono film e autori che inconsapevolente citiamo. Volevamo raccontare una storia d'amore particolare utilizzando gli stilemi del thriller, ed è ovvio allora che ci siamo rifatti ad alcuni modelli". Niente panico da debuttante: "Ho realizzato centinaia di spot e videoclip, quindi non mi considero un vero e proprio esordiente. L'esperienza pregressa sul campo mi aveva già insegnato a stare sul set". Capotondi ha pochi dubbi anche su quello che si aspetta dal film: "Soldi". scherza il regista. Che definisce divertente questa porima esperienza veneziana "dove non ho ancora visto nulla, eccetto un bel film alle Giornate degli Autori, La sangre y la lluvia". E' piaciuto a Ksenia Rappoport e Filippo Timi invece Il grande sogno di Placido, di cui l'attore perugino ha apprezzato soprattutto il lavoro sugli attori: "Scamarcio è bravissimo, perché non è mai né troppo buono né troppo cattivo. Anche Jasmine Trinca e Luca Argentero si comportano bene. Meno male che quest'ultimo non era qui ieri perché se non avrei dovuto costringerlo a chiamare mia madre, che lo adora". Timi sarà ancora impegnato a teatro nella messa in scena di un suo spettacolo, Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche, "una versione comica dell'Amleto". E sulla scarsa comicità dei suoi ruoli, risponde: "Farò commedie quando queste avranno buone sceneggiature e poche scoregge". Se sfrutterà mai la sua balbuzia? "E' una cosa che fa tanto ridere agli altri e uccide me - confessa ironicamente Timi - ma va bene anche così, facciamo prostituzione dei nostri handicap". La Rappoport invece lascia l'Italia per girare in Russia una commedia, ma il più impegnato sarà, a quanto sembra, Giuseppe Capotondi: "Cosa farò dopo? Leggerò libri, vedrò gente..."