Tra gli autori più interessanti che l'Infinity Festival ha avuto il merito di segnalare in questi quattro anni, c'è di sicuro il francese Raphaël Nadjari. Poco noto in Italia, questo giovane autore marsigliese di origini israeliane, ha finora girato quattro film: The Shade, la sua opera d'esordio ispirata a Dostoevskij, I Am Josh Polonski's Brother, Apartment #5C (girati tutti e tre a New York) e il bellissimo Avanim, ambientato a Tel Aviv. Già presentati a Cannes e Berlino, i quattro lungometraggi compongono una delle cinque retrospettive-omaggio organizzate dalla manifestazione. "Quello di Nadjari è un cinema ricco di spiritualità - dice il direttore Luciano Barisone -. Alla base delle sue opere c'è sempre la ricerca dell'identità da parte dell'uomo, in bilico tra la propria indidividualità e l'appartenenza ad una comunità". Nel caso di Nadjari è quella ebraica. La famiglia e la religione sono temi ricorrenti nelle sue opere, così come il conflitto interiore vissuto da molti dei personaggi dei suoi film in rapporto ad esse, soprattutto se calati in una realtà multietnica. "Ogni film segue un cammino, quello di una persona che può sbagliare, che può perdersi e che cerca di trovare una sua strada" spiega il regista. "Seguo i personaggi nel loro percorso esistenziale, mantendo comunque un punto di vista libero". Non a caso c'è un forte coinvolgimento degli attori, che partecipano in prima persona al processo creativo. "A me non piace schiacciarli  sulla sceneggiatura, che quasi sempre è un canovaccio di 20 pagine - spiega il regista -, ma cerco sempre di portarli in un luogo di coscienza che non ha niente a che vedere con la recitazione, ma molto con il personaggio". Questo metodo di lavoro "richiede un confronto con modi di essere diversi e che si lascino semplicemente esistere le cose. Il film - continua - a quel punto muta a seconda di ciò che si viene a mano a mano a raccontare: si tratta di captare la vita, o meglio le domande che essa ci pone, senza voler necessariamente fornire loro delle risposte". Oggi tocca al coreano Hong Sangsoo che incontrerà gli spettatori della manifestazione al termine della proiezione in anteprima di Woman Is The Future of Man.