In attesa del responso della giuria della 58ª edizione del festival di Cannes, sulla Croisette si festeggiano i tre milioni di dollari raccolti durante il gala dell'AmfAr per la ricerca contro l'AIDS, i 3500 film venduti al Marché du Film e i vincitori della sezione "Un Certain Regard", il rumeno Cristi Puiu con La Mort de M. Lazarescu, del premio della Giuria Ecumenica, Caché di Michael Haneke, e della Semaine de la Critique, Miranda July con Me and You and Everyone We Know. Quanto al concorso, l'ultimo giorno della competizione è stato dominato da Three Burials of Melquiades Estrada, opera prima diretta e interpretata da Tommy Lee Jones. Libération lo definisce "nemmeno esasperante, solo inconsistente e poco ispirato", mentre per Le Figaro "Tommy Lee Jones può ritenersi fiero del proprio lavoro davanti ai suoi pari. Ha realizzato con applicazione e ordine una copia di Ford, Hawks e Brooks. Questo è il cinema d'un tempo". Le Parisien scrive: "Sul ricorrente tema della redenzione questo lungometraggio pieno di urla e violenza fornisce qualche buona soluzione per evitare la decomposizione di un cadavere. Utile no?". Presentato anche il film del taiwanese Hou Hsiao Hsien, Three Times. Le Parisien: "E' proprio il genere di film che ha il sapore del capolavoro, la forma del capolavoro, l'estetica del capolavoro. Ma è un capolavoro? Sì, se consideriamo il viso sublime della protagonista". Le Figaro: "Tre storie legate dalla presenza della stessa attrice, ma anche dalla finezza della regia che colloca tra le storie un sistema di echi, assonanze, rime interiori, in modo che l'insieme formi un unico poema. Il lavoro sugli stile e le epoche crea un clima delicatamente sfumato, volatile come il fumo, furtivo come una lacrima, inafferrabile come il sapore dei giorni". Per Libération, "presentato in ultimo come ciliegia sulla torta, Three Times ha poche chances di vincere. Troppo distante, regale, e preoccupato della propria pazienza ad auscultare il minimo dettaglio". In un riassunto della maratona festivaliera Le Figaro loda Quando sei nato non puoi più nasconderti: "Marco Tullio Giordana riesce ad alleare lo sguardo del regista a quello del suo protagonista. Messo subito da una parte, il film italiano lascia invece una bella traccia di emozione pura".