Dimitri Chimenti, Massimiliano Coviello e Francesco Zucconi, attraverso il libro Sguardi incrociati. Cinema, testimonianza, memoria nel lavoro teorico di Marco Dinoi, edito da FEdS, raccolgono le riflessioni sull'evento che ha cambiato il mondo contemporaneo, l'attentato alle Torri Gemelle, già indagato nel 2008 dal libro di Dinoi, pubblicato postumo, Lo sguardo e l'evento: il cinema, i media, l'impegno.
Un evento senza precedenti, capace di lasciare il mondo incredulo e senza fiato. Negli anni sono stati molti gli autori e i registi che hanno portato sullo schermo richiami di quell'avvenimento, che nel suo svolgersi sembrava avere i contorni di una sceneggiatura drammatica. Proprio per questo, abbiamo chiesto ai tre autori cosa li abbia spinti a dire la loro sul ruolo fondamentale nel vedere contemporaneo di quella famosa sequenza. Due di loro, Massimiliano Coviello e Francesco Zucconi, saranno presenti questa sera in Sala Trevi a Roma per l'Evento Speciale del Tertio Millennio Film Fest, il documentario S.O.S/State of Security di Michèle Ohayon, dopo il quale avrà luogo un dibattito anche alla presenza del Generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare italiana.
Come nasce il vostro libro?
Dimitri Chimenti: Nasce dall'esigenza di confrontarsi con l'eredità teorica e metodologica di uno studioso. Nel volume sono raccolti gli Atti del seminario “Lo sguardo e l'evento. Letture incrociate”, tenutosi presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Siena tra gennaio e maggio del 2009. Mesi dedicati alle riflessioni che Marco Dinoi, docente di cinema presso l'Ateneo senese, ha raccolto nelle pagine del suo ultimo lavoro: Lo sguardo e l'evento. I media, la memoria, il cinema, pubblicato postumo nel maggio 2008 per l'editore Le Lettere di Firenze. A partire da una delle sequenze televisive più traumatiche del nostro tempo, quella del crollo delle Twin Towers, Dinoi pone le basi per una teoria in cui le immagini, pur avendo perduto le loro certezze ontologiche, non rinuncino a testimoniare ciò che rappresentano.
Dinoi conduce un'indagine sui rapporti tra realtà e rappresentazione mediatica facendo lavorare gli uni sugli altri nodi teorici provenienti da ambiti disciplinari diversi come la filosofia, la semiotica, l'antropologia, la teoria del cinema e dell'arte. Un lavoro di “lettura incrociata” che abbiamo riproposto anche all'interno del libro, invitando studiosi afferenti a diversi ambiti disciplinari e mettendo il libro di Dinoi all'incrocio tra prospettive capaci di prolungare le riflessioni in esso contenute.
Che cosa è accaduto ai mass media e al cinema in particolare dopo l'11 settembre 2001?
Massimiliano Coviello: Se le immagini televisive in diretta dell'attacco alle Twin Towers hanno anestetizzato gli spettatori di tutto il mondo con la loro ossessiva ripetizione, alcuni film hanno provato a riaprire lo spazio tra quelle immagini e l'evento elaborando dei racconti possibili, tra i tanti che l'evento catastrofico sembrava aver spazzato via, sfruttando le possibilità del montaggio per produrre significati inediti, convocando l'archivio delle immagini del passato per osservare il presente da punti di vista differenti.
Quali sono i film che hanno permesso di testimoniare e di rielaborare la tragedia?
Francesco Zucconi: I cortometraggi raccolti nel film collettivo 11'09''01(2002) provano a riaffermare l'esigenza di una dimensione etica sia per lo sguardo del regista dietro la macchina da presa sia per gli spettatori di fronte allo schermo. Anziché mettere in primo piano la collisione degli aerei, il cortometraggio di Sean Penn mostra nel finale l'arretrarsi dell'ombra della prima Torre sulla facciata di un palazzo. Solo allora la luce invade lo spazio privato di un'esistenza trascorsa all'ombra dei ricordi.
Samira Makhmalbaf mette in scena la memoria degli effetti dell'evento, della sua onda d'urto sulle micro-storie che costellano la giornata successiva alla tragedia in un piccolo villaggio iraniano.
Si tratta di esempi attraverso i quali sembra possibile affrontare il trauma collettivo, per ricollocare la tragedia nell'orizzonte di una memoria collettiva.