Si è chiusa, dopo dieci giorni di proiezioni, tavole rotonde, incontri laboratori e dibattiti, la settima edizione dell'Indielisboa, Festival Internazionale del Cinema Indipendente. Come da tradizione tra i premiati non figura nessuno dei nomi di richiamo compresi nel palinsesto di quest'anno. Il documentario conferma una vitalità in crescita e la capacità di attirare un pubblico sempre più vasto. I due premi del pubblico – diversamente da altri consessi, qui molto rilevanti in quanto a prestigio e non solo – sono andati al cortometraggio documentario Cities on speed: Bogota on change del danese Andreas Mol Dalsgard e al lungometraggio Pelas Sombras, documentario della portoghese Catarina Mourao, una delle migliori pellicole nazionali viste quest'anno, vincitrice anche del Premio Signis, per la prima volta attribuito anche a Lisbona. Una coppia di titoli che fotografano due dei filoni più fecondi del documentario contemporaneo d'autore: la critica sociale del documentario engagè e quella estetica del documentario di creazione puro, sempre più spesso attraversato dal genere biografico.
Il Gran Premio Città di Lisbona per il Miglior Lungometraggio se l'è guadagnato lo statunitense Go Get Some Rosemary di B. e J. Safdie, una commedia nel più classico stile “american indie” sulla paternità imperfetta e appassionata di un single metropolitano contemporaneo.
La critica ha premiato invece l'Argentina, attribuendo il Premio Fipresci a Castro, un action thriller sui generis diretto dal giovane e promettente Alejo Moguillansky, e concedendo solo una menzione speciale al francese Au voleur di Sarah Leonor, tra i più quotati film nel Concorso Internazionale.
Unico italiano compreso nel palmares, La Pivellina di Tizza Covi e Reiner Frimmel, destinatario di un importante e strategico premio alla distribuzione.