Diciamolo subito: la selezione dei film in concorso in questa 61. edizione della Berlinale non ha convinto tutti allo stesso modo, e in alcune occasioni ha lasciato a bocca asciutta chi aveva fame di buon cinema. La dice lunga il fatto che il film vincitore ha convinto così tanto la giuria - presieduta da Isabella Rossellini - da riuscire a guadagnarsi anche altri due premi importanti, sottolineando il distacco dalle altre pellicole in gara: Nader and Simin, a separation dell'iraniano Asghar Farhadi, oltre all'Orso d'Oro come miglior film, conquista infatti anche i premi come miglior ruolo maschile e miglior ruolo femminile, rispettivamente a tutti gli attori e a tutte le attrici del cast.
Senza dubbio il film migliore della competizione, A Separation è una storia che ne ha mille altre al suo interno, universalmente condivisibile, che scavalcando i confini culturali e sociali del medio-oriente si fa paradigma di situazioni quotidiane presenti in tutto il mondo. Il premio alla regia è andato al tedesco Ulrich Köhler per il suo Sleeping Sickness, una storia africana dalle tinte cupe, in concorso grazie alla scelta del direttore della Berlinale (per il decimo anno consecutivo) Dieter Kosslick. E così anche Wer wenn nicht wir (If Not Us, Who), una sorta di Meglio Gioventù alla tedesca, fa guadagnare al suo regista Andres Veiel il premio all'innovazione “Alfred Bauer” (in onore del fondatore della Berlinale).
E' andato a The Forgiveness of Blood il premio come miglior sceneggiatura, scritta da Joshua Marston (anche regista del film) e da Andamion Murataj. La pellicola, coprodotta da Fandango di Procacci, racconta una storia di vendetta ambientata in Albania, uno scontro tra famiglie che ha il sapore di una tragedia greca.
L'Orso d'Argento per l'”eccezionale traguardo artistico” è andato ex aequo a due membri del cast tecnico del film argentino El Premio: a Wojciech Staron per le riprese e a Barbara Enriquez per il design production. Infine, il premio speciale della giuria a Bela Tarr per il suo sbalorditivo The Turin Horse, pellicola in bianco e nero sulla fine del mondo.
Consegnati anche i premi delle giurie collaterali tra le quali quella ecumenica formata da membri della INTERFILM e da membri del SIGNIS, che ha consegnato un premio per ognuna delle tre sezioni del festival. Il premio al miglior film in competizione è andato anche in questo caso all'iraniano A Separation. Nella sezione Panorama il vincitore è stato Invisible, toccante storia di una donna alle prese con il pesante fardello che si porta dietro da quando, venti anni prima, è stata stuprata da un violentatore seriale a Tel Aviv. Familiar Ground di Stèphane Lafleur è il film che ha vinto nella sezione Forum grazie alla sua capacità di descrivere in maniera visivamente (e musicalmente) toccante ma leggera le sfortunate vicende di una famiglia canadese.