“Se si accetta di lavorare con un regista, ci si affida completamente”. Ecco perché Monica Bellucci non ha esitato a mettersi a nudo, dopo un solo mese e mezzo dalla gravidanza, in Un été brulant di Philippe Garrel, in Concorso a Venezia 68 e in autunno nelle nostre sale con Wave.
Accolto da fischi e sparuti applausi in proiezione stampa, il ritorno di Garrel al Lido mette in scena la relazione tormentata tra l'attrice in ascesa Angèle (Bellucci) e il pittore di 19 anni più giovane Frédéric (il figlio del regista, Louis Garrel) cui fa da specchio il rapporto tra Paul (Jérome Robart) ed Elisabeth (Céline Sallette): “Ho copiato il mio maestro Jean-Luc Godard umilmente, con un film accademico come facevano una volta i pittori rispetto ai grandi capolavori: non ho copiato l'esterno, ma il nocciolo, l'atomo”. Soprattutto, il Godard de Il disprezzo, ma a chi lo interroga sui fischi della stampa Garrel cita anche Bergman e Antonioni quali numi tutelari e si difende con le donne: “Angèle ed Elisabeth sono donne con l'anima, anche se noi uomini rischiamo di non cogliere le sottigliezze del loro scambio”. Insomma, “per rispondere ai critici, ognuno ha le proprie opinioni, forse avranno in mente altri maestri”.
Viceversa, sul nudo della “umile” Bellucci, il regista francese rispolvera Courbet, le modelle che posavano senza veli per i pittori, i canoni vinciani e polemizza: “Se non faccio nudi mi rimproverano, se li faccio mi rimproverano lo stesso”.  Per la Bellucci, viceversa, Garrel “ha un suo universo, anche molto radicale: si può amarlo o meno, ma è unico. Mi sono abbandonata a lui, mi sono messa a nudo in un momento fragile del mio essere donna: avevo partorito un mese e mezzo prima, è stata la mia generosità nei confronti del film, ma mi sono sentita protetta”.
Sulla stessa lunghezza d'onda, il figlio Louis: “Philippe non è un regista aggressivo, ma già per i film che ha realizzato a 18 anni la platea si divideva tra fischi e applausi. Comunque, sono con te, papi”. E la ciliegina la mette Monica: “Ho rispetto e ammirazione per i Garrel padre e figlio: una bella generazione di cinema”. Infine, su quello che - a suo dire - il direttore Muller ha definito “un film straordinario” il pubblico si è “forse diviso perché - conclude Garrel - io sono ateo e per gli atei la religione è sostituita dall'arte”.